Quando si inizia un’opera bisogna portarla a termine, anche quando si va contro ogni concetto di decenza e pudore. Eccoci alla recensione del film 50 Sfumature di Nero, secondo adattamento cinematografico dei libri della miracolata E. L. James. Per chi si fosse perso la prima parte, propedeutica, è possibile leggerla cliccando qui.
Da un punto di vista generale questo film mi è parso, incredibilmente, ancora più noioso del precedente. C’è una dura lotta, ma nel primo almeno salvavamo la colonna sonora (candidata all’oscar una delle canzoni) e qualche taglio del montaggio. In questo non salvo proprio nulla, anche se mi dicono che il regista ha fatto diversi video musicali per Madonna e la colonna sonora l’avrebbe curata uno coi controcazzi, ma che vi devo dire, si saranno rincoglioniti dopo aver letto la sceneggiatura, ma veniamo alla storia… ah, per chi, incomprensibilmente, non volesse SPOILER, è necessario fermarsi qui.
È la prima volta che guardo un film con un taccuino, ho preso degli appunti signore e signori. Su Facebook sono anche uscite foto di vibratori lasciati nei cinema dopo le proiezioni, ci speravo, ma niente. Che poi non mi sconcerta tanto il fatto che una possa masturbarsi nel vedere un film, né che lo faccia nei cinema in stile “Le Casalingue” di Fantozzi, ma perché poi il vibratore non te lo riporti a casa?
Dove eravamo rimasti? Alla fine del primo film Anastasia lasciò Christian, perché, dopo avergli chiesto “il peggio” delle sue pratiche sadomaso, egli la frustò sul culo e questa scappò via in una scena patetica. Lui distrutto, giustamente, dopo anni si ritrova tra le mani ‘sta soggetta che si palesa come un’idiota sotto tutti i fronti, tanto che la picchierebbe pure papa Francesco, figuriamoci cosa possa provare il cervello di un sadico alla sola vista. Come quando decidi di fare la dieta drastica, senza carboidrati, e ti si presenta a casa tua madre con la pizza a metro e un ventilatore portatile per farti arrivare addosso il profumo, con quel ghigno satanico.
Il film inizia come se da quel loro ultimo incontro fossero passati mesi, ma in realtà si parla, se ho capito bene, di tre giorni. Ottimo. Ana, con la sua impeccabile frangetta da bambola di porcellana, ha un nuovo lavoro: segretaria del caporedattore di una casa editrice. Lavoro mai menzionato nel film precedente, ma vabbè, arriverà di peggio. Infatti io ho individuato ben cinque psicopatici in questo film, il primo è sicuramente l’amico fotografo che spasima, inspiegabilmente, per lei. In una mostra fotografica da lui organizzata, infatti, Anastasia trova una lunga serie di sue gigantografie di cui ignorava l’esistenza. Immedesimiamoci per favore. Alla timida richiesta di spiegazioni riceve come risposta qualcosa tipo “non avresti accettato se te lo avessi chiesto”. Tutto normalissimo, chi non farebbe una cosa del genere e, soprattutto, a chi non basterebbe questa spiegazione? Poi succede che, puff, qualcuno compra tutte le foto. Ma chi sarà mai stato? Chi non ha uno psicopatico miliardario che ti sbava dietro oggi come oggi? Il fotografo poi, felice come una pasqua, dice ad Anastasia “ti offro io la cena”.
Cioè, tu mi fai delle foto senza il mio permesso, ci fai una mostra senza dirmelo, un milionario se le compra tutte per una cifra astronomica e a me vuoi offrire solo la cena? Ma io ti svito il cranio e ti cago in gola. Cit.
Compare l’acquirente, Christian Grey (lo psicopatico due), che alla domanda, superflua, “perché le hai comprate?” risponde “perché non voglio che altri ti guardino.” Ahh, ecco. Non è psicopatico è solo un filino possessivo, ovviamente per lei anche questa risposta è normalissima. Altre già avrebbero chiamato la neuro, lei invece è lusingata. Vanno quindi a cena insieme e lui le confessa che la sua madre biologica era una tossica. Anastasia con tono amorevole “e perché non me lo hai detto?”. Tutto perdonato. Ti picchia? È un problema, ma se ti dice che la madre si faceva le pere, venticinque anni prima, allora puoi sorridere, ti picchia per una giusta causa. Logico. Vanno a casa, recuperano le scopate perdute (in maniera molto scialba devo dire), ma litigano su un assegno. Christian nel film precedente le aveva venduto la macchina e le passa quindi un assegno di 24.000$ come risarcimento, lei lo rifiuta strappandolo e lui le fa accreditare tutto direttamente sul conto. Lei “come hai i dati del mio conto corrente?” Nessuna riposta, lei non insiste, tutto normale.
Nell’intimità del letto lui le chiede come mai lei avesse aspettato tanto per perdere la verginità, la risposta: “Ero occupata a leggere Jane Austen” o qualcosa del genere.
Cioè? Ricordavo che i dialoghi no-sense erano ben presenti nel film precedente, ma cosa cazzo mi significa questa puttanata? Leggi Jane Austen, un’autrice romantica morta duecento anni fa, e quindi sei arrivata vergine ai trent’anni!? Duecento anni fa a trent’anni eri nonna! Quando pensavamo di aver già sentito il peggio, lei se ne esce con la frase “io faccio la romantica e tu pensi solo alle tue scoperie perverse”. Eh? Ma un minimo di amor proprio questi traduttori, ma queste idiozie le inventano giusto per far sussultare le casalinghe che vanno a vederlo in sala, con un “ohhhhh”, o c’è una ragione seria?
Viene introdotto poi lo psicopatico tre: il capo di Anastasia.
L’uomo, con un trucco, la porta in un bar a bere e lì arriva Christian che se lo guarda in cagnesco, escono dal locale i piccioncini e alla richiesta di spiegazioni sul suo atteggiamento Ana riceve un “vuole quello che è mio”. Mio? La donna è una proprietà, prendiamone atto.
Adesso viene però il pezzo forte di questo film. Christian e Anastasia si erano lasciati perché lei non riusciva a tollerare il suo lato sadico, lui reprime se stesso, le dice che pur di stare con lei è disposto a rinunciarci, che quella è una malattia psicologica, bla bla bla e in un momento di intimità molto casto, lei gli dice “sculacciami”. Ma sei ritardata? Ma mettiamola nei centri di recupero degli alcolisti anonimi a questo genio “Ragazzi, sono molto contenta dei vostri progressi, festeggiamo! Facciamo un brindisi!”. Cin cin.
Continua poi questa demenza incoerente introducendosi nella camera rossa, quella che nel primo film credeva fosse la stanza della xbox, chiedendo poi al suo Grey a cosa servisse una sorta di bastone, e lui tutto happy le risponde “devi prima imparare a camminare e poi a correre”, “ma io voglio correre”… ma manco una settimana fa hai rotto il cazzo con tre buffetti sul culo e mo che ci vorresti fare con questo palo? La mette comunque a letto, armeggia con le caviglie, e i più maliziosi già a pensare a chissà quale porcata, un divaricatore anale per il fisting? Un palo da metterle tutto dentro? No, serve per girarla. UHHHH, che scandalo, datemi del ghiaccio! Io, una bistecca e il calorifero siamo meno mainstream.
Arriviamo allo psicopatico quattro, o meglio, la psicopatica: Mrs Robinson, la signora che aveva svezzato Grey, al sadomaso, quando Chry era ancora un poppante. E noi sapendo che questa era una signora violenta e di una certa età, ce l’eravamo immaginata tipo Mamma Fratelli del film I Goonies. E invece no, esce questo patanone esagerato, interpretato da Kim Basinger, per me molto meglio della protagonista, che si palesa in un paio di scene per gettare veleno sulla coppia felice, suggerendoci che tornerà nel terzo film. La aspettiamo con ansia.
Psicopatica cinque: la ex-sottomessa di Christian, di cui mi sfugge il nome. Una ragazzetta che pare essere uscita da un ricovero di disadattate, che cerca di bloccare Anastasia per parlarle del suo uomo, ma non ci riesce e quindi si cimenta in piccolezze, tipo: entrarle in casa mentre dorme, entrare in casa di Christian per tagliarsi le vene, aggredirla con una pistola, etc. Ricordiamoci che Christian nella storia è al di sopra di Pier Silvio Berlusconi, immagino con quanta semplicità una sbandata possa entrare nella villa di Arcore, per sfasciare una macchina in un garage sotterraneo, per poi tagliarsi le vene in salotto, e, come nulla fosse, sparire.
La nostra eroina viene, comunque, delucidata da Christian stesso, sulla pericolosità della tizia, avendo a casa uno schedario con tutta la vita delle donne che incontra. E anche questo signore e signori è normalissimo in questo universo distopico.
La domanda che la pazza le fa, con in mezzo una pistola, la considero comunque interessante: “Dimmi cos’hai tu che io non ho?” e io le avrei risposto “L’autocontrollo? Lo shampoo?”. Entra Grey a salvarla e la pazza la tratta come un cane, letteralmente. La mette a cuccia, la accarezza e Anastasia inizia a comprendere che, forse, c’è qualcosa che non va in questo giovanotto.
Ma torniamo allo psicopatico tre: il capo di Anastasia. Questo le comunica un viaggio di lavoro a New York, ovviamente, per i normodotati, era già palese dal tono l’ambiguità, ma lei svampita accetta e lo comunica a Christian via sms. Lui “la risposta è no”. Ma chi ti ha fatto la domanda, amore? Viaggio che comunque non si farà, perché il boss tenta di stuprarla in ufficio, lei scappa, a Christian parte una coronaria, ma si “limita” a mandargli la sua guardia del corpo a gonfiarlo, fino a fargli chiedere le dimissioni. Anche lui, comunque, come la signora del frustino, tornerà nel terzo film. Che ansia (?). Interessante poi la battuta presa in prestito da “Il Diavolo veste Prada”: “sai quante ragazze ucciderebbero per questo posto?”, ma davvero negli USA il lavoro di segretaria è considerato l’apice del successo? Ci sono stato e non mi risulta, è considerato, come qui, un lavoro come tanti. Punto.
Uscito di scena lo stupratore, in quella prestigiosa casa editrice occorre un nuovo caporedattore, e chi meglio della segretaria, assunta da tre giorni, potrebbe sostituirlo? Nessuno, ovviamente. Promossa. C’è da dire che al nostro genio un piccolo dubbio sorge chiedendo al fidanzato miliardario, intenzionato a comprare la casa editrice, se c’entrasse il suo zampino. Perché l’alternativa è che l’enfasi con cui faceva fotocopie e caffè aveva conquistato il consiglio di amministrazione al punto di scegliere lei. Probabilissimo.
Superato il trauma del tentativo di stupro e del tentato omicidio, tutto in quella settimana, Christian chiede ad Anastasia di sposarlo, lei fa la sostenuta con lo stesso ghigno beffardo di Kate, quando sposò il principe William, alla frase “… in ricchezza e povertà.”, ma accade la tragedia: l’elicottero che pilotava Christian precipita in una foresta. I Tg mondiali ne parlano, immaginiamo una cosa simile se accadesse a Mark Zuckerberg (tanto per capirci), lo si dava praticamente per morto, quando d’un tratto rientra a casa come nulla fosse, con tutta la famiglia riunita davanti alla tv. Come si è salvato? Come è tornato da questa foresta? Boh. Anastasia presa dalla gioia gli risponde “sì” per le nozze, lui lo comunica poi alla famiglia e fine.
Ho sorvolato sulle palline d’acciaio che le fa mettere nella vagina per il ballo in maschera.
Ho sorvolato sulle mutande che le chiede a cena.
Ho sorvolato su molte cose assurde, ma non ce la faccio a scrivere altro.
È un film pessimo, sotto tutti i punti di vista, ma soprattutto per il cattivo esempio che può dare alle donne microcefale che lo osannano e che certamente assorbono il messaggio che l’uomo giusto è il padre padrone, il manesco, quello che paga tutto. No, non è così.
Desideri un’altra recensione da Distruggere? Ottimo!
Seguilo su Facebook e Twitter, basta un click qui sotto.