Ieri ho recuperato questo film che l’anno scorso, fortunatamente, persi al cinema. Ma cos’è Open water 3 – Cage Dive? È il terzo capitolo “thriller” di tre film non connessi tra di loro, tranne per l’ambientazione che è sempre il mare aperto. Avviso fin da subito che in questa recensione ci saranno spoiler, ma trattandosi di un film pessimo direi che ce ne faremo una ragione.
Mi sembra giusto, però, fare prima un riassunto esaustivo dei primi due capitoli:
Open Water
Due sub vengono dimenticati in mezzo al mare, muoiono.
Open Water 2: alla deriva
Una comitiva fa una gita in barca, durante la vacanza si tuffano tutti in acqua dimenticando di abbassare la scaletta, muoiono quasi tutti.
Bene, completato questo doveroso cappelletto iniziale, parliamo del terzo capitolo.
Il film è girato in stile mockumentary, cioè tipo “falso documentario”. Il problema di questo -abusatissimo- metodo narrativo, sono le cagate che i registi e gli sceneggiatori si inventano per giustificare al pubblico la presenza ridondante e ridicola di una videocamera, in situazioni dove, razionalmente, la si poserebbe. Esempi, più o meno riusciti, furono sicuramente The Blair Witch Project, dove dei ragazzi giravano un documentario su una strega e il primo Rec, dove il tutto veniva filmato da una troupe televisiva di Barcellona. In questo film, invece, questo stile è trattato malissimo.
In pratica i tre protagonisti, due fratelli e la ragazza bionda di uno dei due, devono girare un video in stile “sport-estremo” per poter partecipare a un reality o comunque per poter vincere un concorso con in palio 100.000 dollari. Quindi decidono di partire dalla California per andare in Australia e lì immergersi in una gabbia, per potersi filmare mentre gli squali gli nuotano attorno. Con questa idiozia viene giustificata la telecamera ovunque, anche nel cesso di casa quando la tipa si sta per fare la doccia. Ovviamente la telecamera è indistruttibile, riprende in acqua e di notte e la batteria dura più di quella dello smartphone della Ferragni.
Nei primi 20 (estenuanti) minuti, in cui vengono presentati i personaggi, scopriamo che la ragazza si fa entrambi i fratelli, un po’ come Georgie, ma ufficialmente sta solo con uno dei due, quello palestrato e cardiopatico. Quest’ultimo deve prendere una pillola ogni mezz’ora o giù di lì, ancora non è chiaro come abbia fatto a palestrarsi in quel modo se sta a reggersi il cuore ogni dieci inquadrature, ma vabbè. Molto intelligente anche l’idea di voler partecipare a una roba simile, ma accadrà di peggio. L’altro fratello, il moro, è quello che per quasi tutto il film regge la telecamera e che poi, in teoria, avrebbe dovuto occuparsi del montaggio del video. In una ripresa scopriamo che questo moro si limona la biondina alle spalle del palestrato, quest’ultimo aveva lasciato la telecamera in camera da letto a registrare per altri motivi e il fratello stronzo se ne accorge per caso sbirciando sul computer con il video in esecuzione e, per miracolo, riesce a distrarre il cornuto dalla visione del video. Ma questo video, noi spettatori, lo abbiamo visto e questo film, in teoria, dovrebbe essere un montaggio dei video ritrovati nella videocamera di questi tre mentecatti, quindi -la prova dell’infedeltà- non era stata cancellata. Capite perché, per questo film, il mockumentary è stato usato malissimo? Ma quale essere umano normale avrebbe lasciato quel video nella videocamera, rischiando di essere sgamato?
Finalmente in mare aperto, su una barca con altri turisti, viene montata la gabbia e vengono attirati gli squali con delle esche di sangue. Una ragazza sola si cala nella gabbia e dopo un po’ ne esce fuori tutta sconvolta, quindi le chiedono “come stai?”… “cos’è successo?”… e lei “soffro di attacchi di panico e me ne è venuto uno”. Cioè, te soffri di attacchi di panico e vai da sola, su una barca in mezzo all’oceano, con estranei e ti cali in una gabbia con gli squali? Cos’avevi in programma per la serata? Un bungee jumping dalla torre Eiffel? Ma sei demente? Ma di ‘sta soggetta parleremo anche dopo.
I tre amici si calano anche loro in questa gabbia e dopo un po’ di riprese, mentre cercano di tornare a bordo, un’enorme onda anomala travolge la barca e la fa affondare in 15 secondi. Una rapidità che manco buttando un mattone in un pozzo, tant’è che tornano a galla in pochi secondi e del relitto non vi è traccia.
Nel panico si avvicinano a un’altra ragazza che tiene a galla il fidanzato morente, quest’ultimo con la testa quasi divisa a metà, sentendosi chiedere “secondo voi guarirà?”. Certo cara, un po’ di Vinavil e voilà. Non fanno in tempo ad accennarle il pericolo di stringere un cadavere pieno di sangue in mezzo al mare invaso dagli squali, che viene divorata immediatamente. Le fatalità.
Passa un po’ di tempo e i tre si aggrappano a dei salvagente, da quel momento in poi gli squali si arrendono. Pare che se ti aggrappi a un salvagente gli squali ti snobbino. Il salvagente dell’invisibilità, direttamente dal film: Harry Potter e i doni di Baywatch. La scena continua con la biondina che straparla, mentre il fidanzato muscoloso si regge il cuore per l’affaticamento.
Passano altre ore e, a circa 200 metri da loro, vedono qualcosa galleggiare comprendendo, non si sa come, che si trattasse di una zattera di salvataggio. Di quelle che si gonfiano tirando una corda. E chi mandano a recuperarla? Il cardiopatico. Ci prova, ma appena lascia il salvagente gli squali tornano all’attacco, quindi desiste e si riaggrappa. Funziona un po’ come “uno, due, tre, stella!”, non importa se tutto il corpo è in acqua, se ti reggi al salvagente gli squali non ti vedono.
Si fa sera e la zattera arriva a pochi metri da loro, spinta dalla corrente (la corrente spinge la zattera, ma non loro che restano fermi in un punto, certo). Tirano questa corda e si gonfia una suite enorme, con tanto di tetto in materiale plastico sintetico, provviste, acqua, torcia elettrica, razzi segnaletici, etc. Meglio degli Hilton Hotels.
A quel punto, beh, erano salvi. Gli squali non potevano raggiungerli, la zattera era abbastanza appariscente per essere vista dagli elicotteri, c’erano viveri e medicinali… cosa poteva andare storto?
Nel cuore della notte i tre vedono in mare un corpo, è quello della tizia con gli attacchi di panico, svenuta. La issano a bordo e a quel punto la biondina deficiente ha un’idea: la ragazza va riscaldata, quindi proviamo sparando un razzo di segnalazione all’interno della tenda. Cioè, ma manco la più idiota del pianeta avrebbe mai potuto pensare a una roba così. Ma anche l’attrice dico, a quel punto del copione avrebbe dovuto chiamare il regista e dire “senti amore, questa parte del cazzo la fai fare a tua sorella”. Comunque i due maschiacci non riescono a fermare la biondina che spara quindi il razzo nella tenda e tutto prende fuoco in 10 secondi netti. I tre si buttano in acqua e, mentre le fiamme avvolgono la zattera, si vede solo la sagoma della donna svenuta che si contorce nel fuoco. In un modo o nell’altro erano riusciti sia a svegliarla che a riscaldarla. Realizzato il suo sogno di andarsene con serenità.
I tre litigano sulle responsabilità e salta fuori la sordida relazione sessuale della deficiente con il moro, lei si allontana incazzata e gli squali se la prendono. A quel punto io ho messo pausa, ho bussato alla porta della mia vicina di casa e ho fatto con lei un brindisi, senza spiegarle niente.
Restano quindi in mare i due fratelli, il moro in preda a una crisi e il muscoloso incazzato nero per il tradimento, ma ops, a quest’ultimo viene il benedetto e tanto atteso infarto. Il cuore non ha retto alla notizia delle corna, ha retto alla gabbia con gli squali, al naufragio, al panico, alla zattera in fiamme, ma alle corna, no.
Ultimo a restare in vita, il moro. È mattina, vede un elicottero avvicinarsi, urla, ma gnam! Lo squalo se lo mangia, fine.
GRAZIE AL CIELO AL CINEMA LO PERSI, GRAZIE AL CIELO.