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L’abito fa il monaco?

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By 06/09/2019No Comments

L’argomento di oggi è il nuovo ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova e gli insulti che sta ricevendo per il suo aspetto, per il suo abbigliamento al Quirinale e per il suo titolo di studio. Vediamo un po’ cosa possiamo dire in merito.

  • Gli insulti al suo aspetto fisico, al suo peso, alla sua età, sono comunemente definiti body shaming e sono propedeutici a scuola nelle lezioni riservate ai bulli. Le persone obese sono quelle predilette. Non esiste ovviamente alcuna scusante e sulla signora Bellanova oggi ne ho lette di tutti i colori, alcuni esempi nei commenti a questo post. Ovviamente i bersagli sono quasi sempre le donne, eppure in parlamento di uomini scopabili ce ne saranno sei. Il ministro ha avuto solidarietà da più o meno tutte le forze politiche, Laura Boldrini, Giorgia Meloni, Mara Carfagna, etc. Su questo primo punto, merde umane a parte, siamo tutti d’accordo.

 

  • Le critiche e le battute al vestito, beh, le si potrebbero evitare, certo. Anche se non ci trovo poi grosse differenze rispetto a quanto accadde a Daniela Santanchè quando si presentò alla Scala vestita con l’outfit verse smeraldo. La martoriarono per una settimana e Ceres ci fece addirittura una pubblicità, immaginate adesso se avessero usato la foto della Bellanova per sovrapporla alla signora dell’Ace Gentile. Se sei un personaggio pubblico e indossi qualcosa di stravagante, lo fai anche con la consapevolezza che qualcuno ne possa poi parlare, credo. In particolare a un evento/cerimonia, cosa diversa se vieni paparazzato mentre vai a buttare la spazzatura. La Santanchè è criticabile perché antipatica e la Bellanova no?

A chiudere la questione outfit ci ha pensato Enzo Miccio.

  • Poi abbiamo le critiche al titolo di studio. Prima c’era la Lorenzin alla Sanità con il diploma del liceo classico, poi la Fedeli all’Istruzione con un titolo di studio non meglio precisato, Di Maio il “bibitaro fuori corso” e oggi c’è la Bellanova con la terza media. Voglio essere sincero, anch’io mi incazzavo all’inizio, perché in un Paese dove già la meritocrazia va spesso a farsi friggere, vedere che ai vertici non c’è nemmeno il più titolato, ti fa salire l’embolo, in particolare se stai da anni a buttare il sangue in un ateneo e non sei neanche riuscito a superare le selezioni per entrare nel personale ATA. Poi comprendi che non essere titolati non equivale a essere ignoranti e il politico deve poterlo fare chiunque, appunto perché rappresenta il popolo e la percentuale dei titolati non è poi così bulgara in scala nazionale come si potrebbe pensare. Per quanto riguarda la Lorenzin c’è da fare un’ulteriore precisazione (che feci già all’epoca), fare il ministro equivale a gestire un’azienda e questo vale anche per quello della Sanità. La Lorenzin non prese mai alcuna decisione “medica”, questo perché all’interno di tutti i ministeri ci sono le commissioni che entrano nel merito dei provvedimenti specifici volta per volta.