Benvenuti in una nuova recensione distruttiva di una serie TV Netflix. Dopo quella di Riverdale e di Tredici, eccoci alla recensione di Elite. L’interrogativo è sempre lo stesso: ma perché ti fai del male? Anche perché qui non stiamo parlando di un film, dove magari perdi un’ora e mezza della tua vita e ti fai due risate con una recensione perfida, ma di una serie TV in più puntate e ti tocca vederle tutte per rendere il tuo parere legittimo. Altrimenti ti becchi quelli del “se non l’hai vista tutta non puoi parlare”, bene, l’ho vista tutta.
Come dico sempre per queste recensioni un po’ trash, ci saranno spoiler, siete avvisati. Questi prodotti non meritano proprio alcun tipo di tutela da parte mia, già parlarne è tempo e pubblicità regalata.
È una serie televisiva, girata a mio modesto parere anche benino, ma non stiamo qui a perderci in dettagli tecnici, le cose demenziali, come sempre, sono: i temi trattati e la trama.
Abbiamo questo gruppo di dieci ragazzi spagnoli che frequentano un prestigioso istituto per ricconi, ma avviene un omicidio, quindi, teoricamente, questi elementi crime in un teen drama demenziale, dovrebbero interessare lo spettatore tanto da indurlo a guardare tutte e otto le puntate, per scoprire chi ha ucciso la protagonista. Ma non interessa a nessuno. Cioè davvero, gli episodi te li guardi perché vuoi capire a che punto la demenzialità della trama gossip vuole andare a parare, ma di chi ha ucciso la tizia è un tema che ha un hype paragonabile a quando beccate il compagno di classe del liceo che vi dice “una di queste sere usciamo a bere qualcosa” e tu dici pure “sì”, sapendo di non rivederlo mai più. Uguale.
Questi ragazzi poi hanno tutti problemi esistenziali e psicologici di una certa gravità, tutti temi possibili, ma messi tutti insieme descrivono una realtà completamente inverosimile.
Nel primo episodio tre ragazzi poveri entrano in questa scuola perché quella loro vecchia è crollata (o qualcosa del genere), tipo “i solai della statale di Milano sono crollati, quindi tutti in Bocconi”, certo. Ma poi perché ci vanno in tre? Gli altri tutti morti? Boh. La scuola viene presentata in un modo alquanto singolare. Ho capito che è una scuola d’elite, ma è davvero troppo irrealistica. Manco ad Harvard ci stanno i banchi con i tablet incorporati, i corridoi immacolati, i giardini alla francese, i bagni lindi freschi di vaporella, però vabbè. Gli studenti di questa scuola hanno varie ossessioni:
- il sesso. Si scopa in tutti gli episodi e sempre imprese memorabili, tipiche degli adolescenti. Anche a scuola, negli spogliatoi, nei bagni. Ovunque. Ma voi ve lo ricordate il vostro liceo? C’era davvero questa ossessione per il sesso da parte di TUTTI i componenti della classe, maschi e femmine? Da me c’erano “gli svegli”, che magari erano tre su venti e qualcosa l’avevano già combinata, ma tutto il resto dormiva davvero sogni d’oro con la tetta, di mamma, in bocca;
- il vomito. Ne ho contati 5 in diversi episodi. I personaggi vomitano per le ragioni più diverse, alcool, droga, gravidanza, ci mancava giusto la possessione demoniaca. Agli autori piacerà come elemento, che vi devo di’;
- menomazione cerebrale. I personaggi hanno tutti problemi tra l’elaborazione di un’informazione e l’azione riflessa, tipica di chi ha scompensi. Fanno qualcosa di deleterio e totalmente idiota senza rendersene conto, anche se il risultato finale sarebbe stato ovvio per chiunque. Esempio: il professore vieta i cellulari in classe, ma, qualora dovesse sentire la notifica di un messaggio, sequestra il cellulare e fa leggere il testo in questione a voce alta a un altro componente della classe (in Spagna ci ho vissuto, le leggi sulla privacy e la corrispondenza privata sono simili alle nostre, quindi gli autori hanno voluto inserire questa idiozia giusto per arrivare al colpo dei scena che segue, perché, se così non fosse, quel professore andrebbe a lavorare solo per pagarsi gli avvocati). Nel messaggio c’era scritto “Tizia ha l’HIV” in riferimento a una della classe. Il proprietario del cellulare implora di non leggere il contenuto e la menomata cerebrale che riceve il telefono lo legge lo stesso ad alta voce e ne resta sconvolta. Cioè, questa non ha avuto la capacità cognitiva di leggerlo a mente un secondo prima e valutare se ripeterlo o meno ad alta voce? O solo io una cosa che leggo ad alta voce la elaboro prima a mente? La mente anticipa la parola SEMPRE. È dopo tutta una questione di velocità. Manco una con la lobotomia l’avrebbe fatto. Un altro esempio calzante è dato dalla preside della scuola che al padre musulmano integralista, di una sua alunna, gli grida, per convincerlo a lasciare studiare la figlia in quella scuola, che l’altro figlio è gay, per poi tapparsi la bocca. Della serie “ops”. Offrirgli un po’ di mortadella e un calice di vino, no? Così, giusto per allentare la tensione. Non controllano la bocca in questo telefilm.
I personaggi. Dopo le prime puntate fai difficoltà a seguire una logica, hai come l’impressione che ogni episodio sia stato scritto da chi non ha visto il precedente, perché troppi cambi di personalità non si spiegano. C’è questo maschio alpha biondo, fratello della protagonista, che già nel primo episodio lo prendi sul cazzo, per come si comporta con i “poveri”, per poi diventare magicamente uno dei meno peggio su cui puntare tutto.
C’è la coppia che, per mettere un po’ di pepe nel loro rapporto, inseriscono un terzo soggetto, uno dei poveri, perché il sesso in due era diventato troppo una noia. Una coppia di sedicenni con i problemi sessuali di gente sui cinquant’anni.
La ragazza musulmana, appena la vedi sei felice, perché pensi che finalmente la sua presenza aiuterà un po’ la storia ad affrontare temi nuovi, cioè come sono i musulmani non fanatici, ma, ovviamente, ti ricredi subito. La famiglia è lo stereotipo dei peggiori integralisti, lei pareva quella normale, ma quando scopre che la sua amica ha l’HIV la schifa e vuole quasi insultarla, il fratello le dice di essere gay e lei gli fa “non puoi deciderlo tra qualche anno?”. Ma bruciate ‘sta mentecatta alla Mecca e non ci rompesse il cazzo. Leggiti il Corano, MUTA devi stare.
La vera novità della serie è la protagonista che è sieropositiva, ma il tema HIV viene trattato in maniera così superficiale e becera che, forse, sarebbe stato meglio non trattarlo affatto. HIV e AIDS vengono qui usati come sinonimi, ma il primo è il virus, mentre la seconda è la sindrome, sono due cose diverse. Un infetto da HIV che fa la terapia non arriverà mai a manifestare la sindrome, che è quella che uccide le persone. Che non lo sappiano i ragazzini ok, ci potrebbe anche stare, ma che non lo sappia la diretta interessata no, non è possibile. La famiglia poi che la tratta da appestata, lei che consuma un rapporto occasionale senza preservativo cullandosi sulla scusa “tanto faccio la terapia, non ti posso contagiare” è da menomati. Ci sono tante altre malattie che ti puoi beccare e, se hai un sistema immunitario compromesso, non te le levi dai coglioni così facilmente, sei stata contagiata e ti comporti così dimostrando di non aver imparato un cazzo? Ovviamente poi da quel fugace rapporto ci scappa una gravidanza, altra cosa che può capitare quando non si usano i preservativi.
Poi abbiamo la famiglia Catastrofe, il sedicenne povero che è uno dei tre fortunati ad andare alla scuola vip, poi il fratello maggiore sui venti che è come il fratello di Ryan in The O.C., bello e dannato pseudo-galeotto, una madre trentenne, che sinceramente non si capisce a che età li abbia partoriti, occupata a fare i tarocchi al vicinato, e stop. Il galeotto deve pagare un debito di 40.000 euro, accumulato in prigione, alla mafia locale, ma non riesce a mettere insieme la cifra. Risolve rubando degli orologi di lusso a uno dei papà ricconi di quella scuola, consegnandoli ai sicari al posto dei soldi e questi felicissimi. Funziona proprio così a Gomorra. Uguale, uguale.
La perfida della scuola, copiata pari pari da quella di Gossip Girl, propone al fidanzato un trappolone per “vendicarsi” della musulmana (per non si sa bene cosa). Convince lui a prenderle la verginità, per poi sputtanarla, in cambio lei gli darà il culo. Sai dove l’avevamo già vista questa originalissima trovata? In Cruel Intentions del 1999.
Cosa resta…? Ah sì giusto, l’omicidio. Vedete? Non ce ne frega un cazzo.