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SE NON PUOI DISTRUGGERE UN SOGNO, RUBALO. (Speciale Twilight)

Categorie: Blog
By 18/03/2015No Comments

Parliamoci chiaramente: è troppo facile distruggere un sogno. Basta un po’ di acidità, un pelino di cattiveria e un acino d’indifferenza. Et voilà!, un gioco da bambini, ma rubarne uno invece?

Quello che sto per raccontare mi collocherà in maniera definitiva tra i malati di mente; ciononostante, bisogna dire che vado molto orgoglioso di tutte le cagate fatte nella mia vita e, anzi, non vedo l’ora di farne altre.

Ricordo ancora quando, nel mondo, spopolava il fenomeno Twilight. Come dimenticarcene? Era il periodo in cui Bram Stoker si rivoltava nella bara un giorno sì e uno no. Dimenticate il Dracula di Gary Oldman: pare, infatti, che i vampiri abbiano un’alta moralità, al sole diventino simili alla fata di Fantaghirò e sfoggino sempre un’acconciatura impeccabile. Giusto? Perfetto. 

Nell’ottobre del 2011, sostenni un colloquio di lavoro con l’azienda X. Dopo quasi un’ora e mezza di chiacchiere, l’esaminatrice iniziò a uscire dai saldi binari della psicologia spicciola che possedeva e si aprì con il sottoscritto, rivelando, in un intermezzo, che la figlia adolescente era appunto una fan di Twilight. Non solo: la donna arrivò persino a dirmi che la giovane stava partecipando a un concorso indetto da MSN Cinema, il cui vincitore avrebbe incontrato gli attori a Roma per la premiere italiana. Ovviamente io fui assai accondiscendente: «Twilight? Lo adoro. Pensi che ho il libro sul comodino».

Il colloquio finì con un “le faremo sapere”; il tempo di arrivare però a casa e, sul sito dell’azienda, notai che la posizione, da aperta, risultava chiusa. Qualcuno era stato assunto. Lasciai trascorrere un paio di giorni e, alla fine, chiesi informazioni a un conoscente che lavorava presso la medesima società. Egli mi confermò che il posto era stato assegnato e che, addirittura, aveva conosciuto il nuovo collega ben due giorni prima del mio incontro con l’addetta alle risorse umane. Che senso aveva avuto, quindi, continuare a esaminare la gente, se non c’era più nessun posto libero? La risposta di questo conoscente fu che l’esaminatrice, essendo una collaboratrice esterna a prestazione occasionale, doveva raggiungere un certo numero di ore per contratto. Perciò, dopo aver assegnato il posto a un qualche suo amico/parente, aveva proseguito con i colloqui per guadagnare ore, facendone, però, perdere a me (e ad altri). Potevo mai lasciar correre? Assolutamente no. Le vendette più subdole vanno studiate e organizzate: troppo facile andare alla scuola materna della figlia minore e regalarle una bambola, per poi far recapitare un messaggio anonimo alla madre con scritto: “Oggi la bambola, domani chissà”. Non c’era bisogno di infondere paura, sebbène io fossi un esperto in materia. Con tutte le lettere anonime inviate a ClioMakeUp contenenti esclusivamente istantanee di Anna Tatangelo, mi sono fatto una reputazione. Pensai quindi a un’alternativa: il concorso.

Mi collegai alla pagina Facebook di MSN Cinema e scoprii che, per partecipare, era necessario postare una fotografia di se stessi con un “Twi-look”: un costume, un’idea, uno stile in tema con il film. Immaginate che galleria fotografica c’era, su quella pagina: bimbiminkia, esaltati, fanatici, tutti con costumi e look dozzinali. Il vincitore del concorso sarebbe stato quello con più like sotto alla foto, un classico. Notai subito l’adorabile figlia dell’esaminatrice, addirittura in lizza per il podio. Erano ben quattro, i posti disponibili per l’incontro con gli attori del film, e lei risultava essere proprio quarta, sotto tre colossi ricoperti di like.

Decisi di partecipare al concorso: andava vinto per una questione di principio. Ti vai a mettere contro a una ragazzina? La risposta è sì. Il suo sogno andava infranto e chiamare la polizia denunciando una bomba sul Freccia Rossa per Roma, pur di bloccarla a Napoli, mi pareva un po’ eccessivo, sebbène lo conservassi come piano B.
Erano rimasti tre giorni per partecipare al contest, poco tempo, ma decisi comunque di fare tutto nei limiti delle regole, senza strafare. Convocai quindi a casa mia un’amica che, tra i suoi lavoretti come truccatrice, vanta incarichi per: Il Signore degli Anelli, del 2001, in Nuova Zelanda; Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, a Londra; il matrimonio di mia sorella a Secondigliano, etc.
L’idea di base era quella di truccarsi da licantropo e, visto che in Twilight o sono cani enormi o sono palestratoni mezzi nudi, decidemmo di optare per una via di mezzo. La fortuna volle che, in quel periodo, fossi particolarmente ligio alla palestra e, il costume della AussieBum, riuscissi a metterlo senza farmi prendere a sassate sulla spiaggia. Quindi: jeans, pettorale nudo con sangue finto e volto irriconoscibile da cane (l’anonimato del viso, giusto per mantenere una qualche forma di dignità… Internet non dimentica).
Soltanto per la testa ci volle una sessione di trucco che iniziò alle 9:30 del mattino e terminò alle 17:00 del pomeriggio, roba che neanche mi fossi dovuto truccare da Avatar. Per la foto convocai un altro amico carissimo che, di mestiere, fa il fotografo professionista, cioè non quello dei matrimoni e le comunioni. Piuttosto, quello che riceve una chiamata da Y: «Senti, fammi una foto, tieni mille euro». Stiamo su questo livello. Mi ha però proibito di citarlo e, dunque, soprassediamo sul nome, pur volendogli bene lo stesso.
Trucco pronto, ambientazione studiata, posa plastica, foto fatta. La caricai sulla pagina di MSN e, fin da subito, ottenne un discreto successo. Certo: stonava un po’, lì in mezzo, ma semplicemente perché la mia pareva uscita da un film, mentre le altre ritraevano adolescenti nella loro cameretta con i denti da vampiro (che, con Twilight, non c’entravano neanche un cazzo).
Cosa accadde? Tutti quelli che già da giorni avevano gettato la spugna, per via del successo delle quattro ragazze in testa, iniziarono a votare per me. Tutti i miei amici votarono per me, tutti i visitatori votarono per me. Risultato: primo posto. Figlia dell’esaminatrice… scartata al quinto. Chissà che gioia, a casa, quando avranno riconosciuto me tra i vincitori. Mi piacque immaginarla fare il bagno nello Xanax, come la tizia che lo fa nell’oro nel primo spot dello J’adore.

Al red carpet, comunque, andai. Ho ancora impresse le parole che scambiai con Nikki Reed, Rosalie nella pellicola:

«Ti è piaciuto il film?», mi domandò.
«Chi cazzo sei?», risposi.


ps.

Lo sai che questo racconto è tratto dal libro del Signor Distruggere? Lo trovi QUI