Ogni 31 dicembre celebro una tradizione: guardo, nel pomeriggio, un film che ho evitato di guardare durante l’anno in corso, perché già immaginavo essere una merda. Giusto per verificare le mie prime superficiali impressioni. Questa volta è toccato a 50 sfumature di grigio, film uscito nel febbraio del 2015, derivato da un romanzo omonimo che, in origine, era nato come una sorta di fanfic su Twilight. Avrei potuto fare questa recensione dieci mesi fa, ma lo facevano tutti e non amo seguire la massa, quindi la propongo oggi.
Il romanzo non l’ho letto, ma dubito di essermi perso qualcosa. Già che un romanzo lo si identifichi come “per donne”, solo da questo, si capisce che farà cagare. I romanzi belli non possono essere quelli destinati a un solo genere. Sfogliai, qualche mese fa, qualche pagina in libreria e mi sembrò il classico tomo estremamente semplificato, essendo destinato alla massa, con descrizioni nulle e dialoghi banali. Per quanto concerne i dialoghi il film è uguale. Perché ha avuto un successo così stratosferico? Perché la maggior parte delle donne i film porno non li guarda, quindi se gli vai a proporre un libro che è tutta una porcata, finisci per offrire un qualcosa a cui non sono abituate. Easy. Inoltre, la favola della ragazza che apre le cosce e finisce per fare la mantenuta, piace. Da Cenerentola a Pretty Woman. Tacciatemi di maschilismo, ma ritengo sia la realtà.
Bene, il film. Anticipo che questa recensione contiene degli SPOILER.
Anastasia Steele, studentessa di letteratura inglese (che si veste con le pezze che usano per lavare i pavimenti nei negozi Desigual), deve intervistare il miliardario, giovane, bello e single, Christian Grey, per fare un piacere a una sua amica malata. Le mie amiche non se la sarebbero persa per nulla al mondo, a costo di mettersi il catetere in borsa, però vabbè. Questa è evidentemente una realtà parallela. Il palazzo del signor Grey, infatti, è popolato da squinzie vestite tutte con sfumature di grigio, giusto per non cadere nell’assurdo. Immaginiamo se si fosse chiamato “signor Shit”, intorno a quel palazzo andavano gettate secchiate di varechina 24 ore su 24. Una volta aperta la porta dell’ufficio Anastasia cade nella maniera più irreale possibile, inciampa sul nulla, con una credibilità nel farlo presa in prestito direttamente a qualche astro nascente di The Lady. Esauriti i convenevoli parte l’intervista vera e propria con queste domande da posta del Cioè, del tipo: “lei è gay?” È la prima cosa da chiedere a un miliardario, anch’io se incontrassi Mark Zuckerberg chiederei la stessa cosa. Seguono poi alcune allusioni velate di lui sulle sue “attività fisiche”, mentre il respiro della sua interlocutrice aumenta costante. Le propone, inoltre, un interessante “internship” nella sua azienda, ma cos’è l’internship? Ma doppiatori miei, chiamatelo stage porca troia. Ma chi in Italia sa cos’è l’internship? Vabbè. Lei gli dice di essere una studentessa di letteratura inglese e lui le cita alcuni autori romantici, giusto per entrare nello stereotipo: alle donne piacciono solo cose sdolcinate e romantiche. Mia sorella ama la letteratura di fantascienza e osanna Alien, quindi al signor Grey avrebbe fatto una faccia di schiaffi. La scena dell’ascensore poi non l’ho capita. Si guardano negli occhi e si chiamano per nome. Come se io andassi a fare un’intervista a palazzo Mondadori, la signora Berlusconi mi scorta (inspiegabilmente) fino all’ascensore e mentre le porte si stanno chiudendo succede: “Vincenzo” … “Marina”…
Fuori dal palazzo il primo orgasmo (di una lunga serie) di lei, roba da pubblicazione scientifica. Manco se l’è toccata e puff. Giusto per conferire un senso di assoluta frustrazione a tutti quelli che per far godere la propria donna si fanno venire i crampi alla lingua.
Anastasia torna a casa dell’amica e noi a questa ce la eravamo immaginata in coma irreversibile attaccata a un respiratore e invece niente, la troviamo al computer, capello perfetto, un fazzolettino sul tavolo giusto per far capire che aveva, forse, un accenno di raffreddore. Ragazze in queste condizioni vanno al Pepenero a Milano.
L’amica inizia, giustamente, a chiedere informazioni sull’incontro e Anastasia descrive Christian in un modo che francamente non ho capito: “…formale e pulito”. Cos’è ha descritto il suo cane subito dopo la toeletta? Boh.
Da questo momento in poi il film diventa: “Avere a che fare con uno stalker“. Lui le fa un’improvvisata in negozio, la riesce a trovare ovunque, le manda regali a casa, guarda qualsiasi altro uomo in cagnesco, etc etc… “Anastasia ma il fotografo è il tuo ragazzo?” – “no” – “E quello che ti ha parlato dal ferramenta è il tuo ragazzo?” – “no“… un senso di ansia che manco l’ex di Adele quando riceve una chiamata anonima. L’amica nel frattempo inizia a rosicare perché vede che ad Anastasia, a casa, Grey le fa arrivare di tutto: libri costosi, computer Apple, vestiti, una macchina. Della serie: la prossima volta l’intervista la vado a fare io pure co’ addosso la peste. Le due ragazze vanno in un bar a bere e lì Ana si ubriaca e con una molla adolescenziale chiama Christian dal cesso, ma manco tornando con la mente in terza liceo in gita a Montecatini riesco a ricordare qualcosa di più squallido. Lui, da padre padrone, le ordina di non muoversi e corre a salvarla. Lei, come da copione, vomita in strada quei due bicchieri che s’era bevuta e continua a chiacchierare tranquillamente in faccia a Christian a due centimetri dal suo naso. Solo io ho pensato che con quella fiatella quel povero Cristo si stava facendo le meches bianche? L’amica nel frattempo vince il superenalotto, si becca l’altro fratello Grey, ugualmente ricco e con meno disturbi mentali.
Christian passa a prendere Anastasia in elicottero e la porta nel suo appartamento di Seattle. Lei sempre vestita da educanda con i capelli crespi tipo la criniera di un leone morto, la Santanché Alla Scala? Alta moda. A questo punto della storia inizia a trapelare il lato porco del giovanotto, non commento la frase di lei “qui ci tieni la xbox?” in riferimento alla sala “dei giochi sadomaso”, perché davvero mi è sembrata una ritardata. Ana gli confessa di essere vergine e allora lui decide di “rettificare la situazione”, le leva i pantaloni e controluce si vedono dei peli lunghi sulle cosce che non ho manco io. Tesoro mio, ecco perché eri vergine. Questo era un lavoro per Edward mani di forbice.
Fanno sesso e lei mugolii di piacere come se piovessero. La prima volta per le donne in genere non è proprio così. Scena successiva, un classico, lei si sveglia a letto da sola. Nei film viene a tutti sonno dopo una scopata. Io vado a buttare tutto quello che ho in frigo in una pentola, loro dormono. Anastasia si alza avvolta in un lenzuolo, che pare un abito di Lady Gaga, seguendo il suono del pianoforte, ovviamente lui, figo, dopo il sesso non è che magari si fa una doccia o si lecca una teglia di pasta avanzata dalla sera prima, suona il piano.
Inizia ora la parte più lunga e noiosa di tutto il film, che francamente non vale la pena di raccontare nel dettaglio. Lui le soffia addosso e lei viene di nuovo, le passa una piuma e viene ancora, arriva la madre di lui che fa la simpatica, lei scappa dalla madre senza il permesso di lui, lui si incazza e la raggiunge, blablabla. Abbiamo però scoperto che fine ha fatto il fratello di Pacey Witter di Dawson’s Creek, quello gay. Adesso è il quarto marito della madre di Anastasia.
Poi c’è il contratto. Mr Grey per definire Anastasia “sua” deve farle firmare un contratto. Un pezzo di carta dove lei accetta le pratiche sessuali da lui proposte, che attenzione, con il sadomaso non c’entrano quasi un cazzo. Il sadomaso è una pratica erotica dove il master (che può essere anche una donna) si eccita provocando dolore e lo/la slave, lo schiavo, si eccita nel riceverlo. Fine. Qui invece lui si eccita nel picchiarla e lei no, non è sadomaso. È una demenza condita da stalking che in genere porta al femminicidio. Ma questa scrittrice, E. L. James, su cosa si è informata per scrivere ‘sta merdata? Su La Torre di Guardia? Ma si guardasse due film con Jessica Rizzo ‘sta demente.
Arriviamo comunque al dunque, lei cede sul contratto, lo firma eliminando un paio di cosette, tipo ha preteso che venisse eliminato il nastro adesivo, e ci credo… come minimo si sarebbe attaccato a tutti quei peli sulle cosce. Poi scena finale, lei gli chiede di mostrarle il peggio, lui la prende a cinghiate e lei lo molla. Ma amore mio gli hai chiesto il peggio. E credo si sia anche contenuto, io te le avrei date sui denti. Ma tanto abbiamo altri due film essendo questa una trilogia, quindi già sappiamo che torneranno insieme.
In sintesi, film pessimo, le donne a cui è piaciuto dovrebbero fare due chiacchiere stese su un divano con un medico specializzato. Perché sono quelle classiche ragazze che la danno in cambio di attenzioni, come prezzo da pagare, e non perché è una cosa che in una coppia dovrebbe fare piacere a tutti e due.
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Giusto per aggiungere perle a quel capolavoro che è 5o sfumature; per Ana che definisce Christian “pulito” c’è solo da ringraziare quei geni che sono alla traduzione a cui, i cosiddetti “false friend” non sono mai stati spiegati, e hanno pensato che “polite” fosse adattabile per assonanza.
Ottima recensione, condivido appieno. Mi permetto solo di citare le uniche due battute decenti, dette da Mr.Gray:
1. “Io non faccio l’amore, io scopo forte” (secondo me Mr Gray è cresciuto nella “S.Severo bene”
2. Alla domanda di lei “perché non puoi amare come una persona normale” lui risponde “Io non sono normale, queste quno le 50 sfumature della mia sessualità”. Su questa ammetto che sono andata un po’ a braccio ma non avevo intenzione di riguardarmi il film per dovere di cronaca. Di questa frase mi è rimasto impresso sopratutto il fatto che lei non gli ha riso in faccia. Ah, dimenticavo: pare che i 2 protagonisti condividano le stesse difficoltà respiratorie. Nonostante il mio feticismo per le brutture non lo riguarderò, è stato già difficile farlo la prima volta. Non fa manco ridere, che disdetta,
Se quelle sono le battute decenti, non oso immaginare il livello delle altre battute. Soprattutto la prima, che già conoscevo, è da film comico.
S. Severo?
Polite non è un false friend. Lo è per esempio terrific
Polite è un false friend, in quanto con questo termine si indicano le parole inglesi di derivazione latina il cui significato si è evoluto in maniera differente rispetto alla radice. “Polire” in latino è “pulire”, mentre per “educato” si dice “doctum” (quando si parla si educazione culturale) o “comis” (per intendere i buoni modi sociali). Ergo polite (che in inglese significato, appunto, ben educato) è un false friend.
Come quelli sul sito del Disney Store che hanno tradotto “otter” con otaria, invece di lontra. Il problema è che questa gente la pagano anche.
Cronaca americana: qui il successo è dovuto al fatto che la corrispondenza sesso (di lei) / denaro (di lui) non è vista come una forma di mercificazione, ma come un contesto di normale e canonica eccitazione: quello per il denaro è amore vero.
Formale e pulito? Forse hanno tradotto a cavolo “polite”… che vuol dire educato, gentile… e non “pulito”!
Come spesso accade, il romanzo è estremamente diverso (in termini di emozioni) dal film. Ti alleggerisco del peso della lettura dei libri, anticipandoti che i primi 2, a mio avviso, li ho trovati particolarmente interessanti e originali, mentre il terzo avrebbe potuto trascurare completamente gli aspetti erotici ormai esauritisi in ogni sua caratteristica di novità, per concentrarsi unicamente sulla nuova trama. Il film, niente di che, tutt’al più, un passatempo.
Si fa tanto per affermare la parità dei sessi, e poi c’è ancora gente che si esalta a vedere ‘sta roba e che la considera addirittura romantica.
Sarà che la mia più grande ambizione al momento è trovare lavoro piuttosto che trovare marito. Non è che non sia romantica, ma le donne che dipendono troppo dagli uomini le considero uno stereotipo superato (vada per Cenerentola che è un film che ha più di 50 anni, ma adesso dovremmo esserci evoluti, si suppone).
Ma, valori etici e morali a parte, questo film mi sembra di una bassezza disarmante.
Se mi dite che fa almeno ridere, magari gli do un’occhiata.
solo per dire… dove dici: “Vabbè. Lei gli dice di essere una studentessa di letteratura inglese e lui le cita alcuni autori romantici, giusto per entrare nello stereotipo: alle donne piacciono solo cose sdolcinate e romantiche.”
In letteratura il romanticismo non indica una corrente di romanzi rosa, ma una corrente che con lo sdolcinato e il romantico ha poco a che fare… piu’ che altro è una corrente gotica a carattere quasi funereo… come ad esempio “I misteri di Udolpho” il capostipite di questa corrente letteraria o “Frankenstein”. Scusa la pignoleria ma è stata una delle correnti letterarie che più mi sono piaciute e ci tenevo a precisare… Poi oh… magari ho inteso male io la frase 🙂
Non me ne volere 😉
Per il resto commento impeccabile al film che mi sono rifiutata di vedere ed al libro che non ho minimamente preso in considerazione… Me l’avevano raccontato tanto mi è bastato per capire lo spessore culturale dell’opera…
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