I TEMIBILI AVVERSARI DELLA PAGINA: IL CASO DI GIADA DA MELFI

Ci sono cose destinate al dimenticatoio, mentre altre devono restare impresse nei nostri cuori. È il caso della (quasi)pancina della settimana. La signora Giada, che su una rinomata pagina di consigli e aiuti tra mamme ha chiesto un parere su una sua situazione familiare chiedendone l’anonimato. Anonimato che non le è stato totalmente concesso dalla prosaica amministratrice, che con le sue doti intellettive da colla UHU, copia tutto quello che le arriva in posta e lo spara sulla sua pagina senza, ovviamente, manco leggere. Ed è quindi nato il caso di Giada da Melfi.

Ehh queste epicità erano all’ordine del giorno con la nostra amata saga delle Mamme Vegane contro l’Invidia, se te la sei persa (dopo) clicca qui.

Allora, tornando a noi, ecco il messaggio che è stato pubblicato l’altro giorno sulla pagina della pancine.

La cosa divertente è che la signora Giada commentando questo post, su una pagina Facebook pubblica, lo ha praticamente servito a tutta la sua bacheca di amicizie. Infatti su Facebook, se commentate, che ne so, un articolo di Repubblica o un post della mia pagina, questo viene poi visualizzato dai vostri amici. Funziona così.

Successivamente qualche buontempone ha pensato bene di modificare la pagina Wikipedia di Melfi.


Vincendo il premio “cattiveria 2017” (da me agognato). Ammetto che si stava iniziando a esagerare e quindi niente, decisi di chiuderla lì. Fino ad oggi, quando la signora Giada mi scrive in posta.

Qui eravamo rimasti su Twitter, dove, sul mio profilo, ho pubblicato questo primo tassello intimidatorio. A questo seguì la mia risposta.

L’audio inviato è possibile ascoltarlo cliccando QUI.

 

E qui finisce questa nuova puntata di “I Temibili avversari della pagina”. Alla prossima emozionante vicenda!

15 pensieri riguardo “I TEMIBILI AVVERSARI DELLA PAGINA: IL CASO DI GIADA DA MELFI”

  1. Scrivo qui quello che avevo già scritto su Facebook, perché in questo caso e solo in questo, il Vincenzo Maisto mi ha deluso, mentre in altri casi ha mostrato una rara intelligenza nel sapere quando ridere continuando lo scherzo e quando non iniziarlo proprio, rispettando il dolore delle persone.

    E secondo me in questo caso si sta esagerando. La signora ha una storia familiare problematica, ha perso il suo compagno e ancora spera di starci insieme. Ha fatto l’errore di mandare un messaggio a un gruppo che sappiamo composto almeno in parte da cerebrolese, messaggio che intenzionalmente doveva essere anonimo mentre è diventato di dominio pubblico. Certamente il messaggio lo ha inviato lei e lei è la prima artefice di quello che è successo, ma trovo da stronzi continuare a prenderla in giro, con ripercussioni anche nella sua vita reale, sapendo dove vive e dove lavora. È un caso analogo a quello della ragazza campana il cui video del sesso orale diventò di dominio pubblico e finí col suo suicidio dopo il trauma di essere riconosciuta e presa in giro ovunque andasse. Io la finirei qui per decenza, perché non puoi sapere come effettivamente sta quella persona e sentirsi così ridicolizzata e smascherata nella vita reale può portare ad azioni di cui poi dovrete rispondere almeno moralmente se non anche legalmente. Un conto è ridere di una persona virtuale, un conto di una persona reale di cui si conosce nome, città e luogo di lavoro.

    Una cazzata l’abbiamo fatta tutti ma non c’era il mondo a deridere e diffondere il fatto. Bullismo 2.0, tutti a giudicare e infierire, poi se succede qualcosa tutti a piangere. Per ridere di qualcuno partiamo tutti dal presupposto che sia una persona normale e che se lo meriti per la cazzata fatta, ma una persona potrebbe anche vivere un momento di fragilità. Una persona che fa quello che è descritto nello screenshot è facile che non stia bene, forse è distrutta dalla separazione e sta passando un periodo di profonda depressione o forse è manipolativa e basta, ma noi non possiamo saperlo. Si sta andando oltre la semplice risata su gente anonima via internet che rende piacevole la lettura di questa pagina. Si sta arrivando ad un attacco alla persona: ripeto, ci vuole poco a perdere il controllo della situazione e trovare nome e cognome di questa persona in un paese di 18 mila abitanti, trasformando in un incubo la sua vita vera. Il tutto per cosa? Per qualche risata in piú?

    1. Giusto per essere chiari, il video della ragazza campana faceva parte di una corrente dello scambismo chiamato “cuckold”, nel quale le donne tradiscono il partner e mandano foto/video ai fidanzati/mariti, che ne gioiscono. Basta guardarlo e sapere di cosa si parli per capirlo. Non e’ finito su internet “per sbaglio”, lei era li’ che prendeva cazzi e diceva “cornuto”, perche’ questa e’ la prassi della cultura “cuckold”.

  2. Nei libri di psicologia esiste un capito sui petulanti? Scrivere alla pagina, al mio profilo personale e qui sul blog la stessa cosa è stressante. Mi devo aspettare un’email con la stessa roba? Un fax?

  3. stiamo parlando di persone adulte, che dovrebbero essere consapevoli delle proprie azioni. quella ragazza ha visto benissimo che si stava facendo riprendere mentre praticava fellatio ad un semi-sconosciuto, sai benissimo che quando ti riprendono in certe circostanze questi video fanno in un attimo il giro del mondo… cazzo dici “bravoh”? inoltre pare che non si sia ammazzata per la semplice vergogna, ma per la causa persa contro i siti che hanno divulgato il materiale, quando ovviamente non avevano nessuna colpa.

  4. A mesi di distanza, rileggere “Ma sei Giada del negozio dei trucchi?” mi fa ancora venire il singhiozzo dal ridere

  5. …che cmq, quando chiedono di pubblicare in anonimo o senza anonimato, lo fanno tramite messaggio privato alla pagina… Non pubblicano direttamente sulla pagina, quindi in teoria i contatti della persona che ha chiesto la pubblicazione, vedono lo scritto solo se la stessa commenta il post di cui ha richiesto pubblicazione

  6. Non faccio pipponi moralistici, l’idiozia è una colpa e se ne pagano le conseguenze. Però questa donna mi fa pena. Probabile che al marito abbia dato ottime ragioni per lasciarla, ma immaginarla dopo sei mesi che con assoluta mancanza di senso della realtà ancora lo aspetta… non so, fa più tenerezza che altro. Fatico a riderci, anche se al “Nessuno zio maresciallo” ho avuto quasi le convulsioni.

  7. Non precipitiamo Lois! Una barca è una barca ma la scatola potrebbe essere qualsiasi cosa! Potrebbe persino essere una barca, sai quanto ci piacerebbe averne una……prendiamo la scatola!

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