Assassinio sull’Orient Express è, nell’immaginario collettivo, considerato come il capolavoro letterario di Agatha Christie. Romanzo scritto in una settimana, chiusa tipo suora di clausura in una camera di un hotel di Instabul, oggi adibita a piccolo museo, la scrittrice si inventò il delitto quasi perfetto. Negli anni ci furono diversi rifacimenti cinematografici, il più famoso (che consiglio) fu quello del ’74 con Albert Finney nelle vesti di Hercule Poirot e una moltitudine di stelle dell’epoca come Sean Connery e Ingrid Bergman. Oggi, invece, ci viene proposto un remake.
Avviso che quando inizierò a parlare di SPOILER lo specificherò, quindi, fino a quel momento, potete leggere liberamente.
Hercule Poirot, detective di fama mondiale, deve risolvere il mistero di un delitto avvenuto a bordo del treno Orient Express. Per farlo dovrà mettere insieme gli indizi che coinvolgono i vari personaggi della storia arrivando a una sconcertante rivelazione.
Adesso dirò l’eresia per eccellenza: a me la storia del romanzo non piace. L’ho detto subito così vi evito il colpo di scena finale della recensione. Per gli anni ’30 era fantastica, per gli anni ’70, quelli del primo film, era accettabile… per il 2017 no. Mi dispiace, ma vi spiegherò il mio punto di vista più avanti nella parte spoiler.
Il cast scelto è assurdo (in senso positivo), mi sono piaciuti tutti, in particolare Judi Dench, che nel film interpreta la nobile e austera principessa Dragomiroff. Mentre l’unica interpretazione meno riuscita è, a parer mio, quella di Penelope Cruz. Sarà che mi ricorda sempre la sorella in Paso Adelante, ma tant’è. Linciatemi.
Il film è molto fedele all’ambientazione. Il treno, i costumi, i dialoghi… i trailer facevano presagire il disastro di una rivisitazione in chiave pop, invece pericolo scampato. L’atmosfera c’è. La partenza del treno ricorda il varo del Titanic. Lusso, tecnologia ostentata (per l’epoca), divisioni in classi, cibi pregiati. Il regista, Kenneth Branagh, che nella pellicola interpreta anche il ruolo del protagonista, riesce a regalare ambientazioni diverse pur essendo quasi tutto il film ambientato nello stesso luogo: il treno. Dalla cabina della principessa alla sala da pranzo, dalle cucine alla stiva, dal tetto alla scena del delitto. Tutto è minuziosamente dettagliato.
I difetti ci sono, non stiamo parlando di un capolavoro da premio Oscar, ma sono assolutamente sopportabili. Alcuni passaggi sono incredibilmente lenti, gli interrogatori dei passeggeri a tratti sembrano sconnessi dalla trama principale. Bisogna fare un piccolo sforzo, all’inizio, per seguire la sotto trama che lega segretamente tutti i personaggi. La voce italiana di Poirot non mi convince neanche tantissimo, ma ho sentito di peggio. Ciò nonostante è un film che merita di essere guardato, anche solo per il suo status di pietra miliare.
PARTE SPOILER
Lessi il libro dieci anni fa e ho di recente visto il film del 1974, la storia la trovo ridicola. Tutti i passeggeri della prima classe uccidono l’assassino di una bambina, morta anni prima, che, in maniera assai forzata, è legata in qualche modo con ognuno di essi. Ora, ok, c’era il detective di fama mondiale sul treno e non potevano prevederlo, ma se anche non ci fosse stato: come speravano di cavarsela? Esempio, sul treno notturno Torino/Salerno viene uccisa Amanda Knox. Tutti i passeggeri della carrozza in cui avviene il delitto sono amici e/o parenti di Meredith Kercher… ma chi sarà mai stato? Per quanto poi il delitto potesse essere stato pianificato in precedenza, la perizia degli indizi forvianti è davvero troppo incastrata e a volte assurda. Lasciano il fazzoletto ricamato della principessa per depistare Poirot, sapendo che andrà a fare 2 + 2 sull’iniziale H del nome, che in realtà è la lettera N in russo. E la principessa, felicissima presumo “sì sì, mettete pure un indizio che riconduca a me, me la vedo io.” Mmm no.
Se volete commentare quest’ultima parte della recensione nei commenti partite con la parola SPOILER… così da non rovinare la sorpresa a chi magari la storia non la conosce.
SPOILER
Io ho letto solo il libro, una vera delusione. La storia sembrava intrigante, ma alla fine nulla di che.
Non penso di voler spendere soldi per vedere la trasposizione cinematografica di una storia che finisce a vino e taralli.
SPOILER. Condivido buona parte della recensione,tranne quella relativa alla ‘incredibilità’ della vicenda.Anche Filumena Marturano,oggi,sarebbe incredibile…così è vero che oggi questa storia potrebbe essere risibile,ma in realtà noi scopriamo soltanto una serie di legami tra ciscuno dei personaggi e il delitto del passato,legami che possono fare di ciascuno di essi un indiziato e,lnaturalmente,proprio perchè ci sono tanti indizi…nessun colpevole…(le prove indiziarie non servono a far condannare un omicida!)
SPOILER Premesso che non ho ancora avuto il piacere di vedere questo remake. Premesso che ho visto il film del ’74 circa 10 volte e letto il libro il doppio, ti dico che la tua recensione, al di là di qualche accenno al doppiaggio italiano di Poirot che può anche non piacere (se uno è abituato a Peter Ustinov) o agli interrogatori lenti o alla prova positiva della Dench, si basa quasi esclusivamente sull’idea del romanzo. Che può piacere o non piacere. Scrivi “ok, c’era il detecrive di fama mondiale sul treno e non potevano prevederlo ma se anche non ci fosse stato: come speravano di cavarsela?” Credo tu ti sia risposto da solo. 12 persone, ognuna delle quali (Poirot scopre) ha un legame con un rapimento e omicidio accaduto anni prima (e anche questo lo scopre Poirot, il detective di fama mondiale, grazie a una misera cappelliera – altrimenti non sarebbe un detective di fama mondiale) ha come conseguenza che ognuno di queste può essere l’assassino. Ancora scrivi “esempio, sul treno notturno Torino/Salerno viene uccisa Amanda Knox. Tutti i passeggeri della carrozza in cui avviene il delitto sono amici e/o parenti di Meredith Kercher… ma chi sarà mai stato?” Già, chi dei 12?
Scommetto quello che ti pare che, fino alla fine, nessuno (e manco te) poteva pensare che fossero stati tutti e 12 a commettere il delitto. E poi “Poirot, sapendo che andrà a fare 2 + 2 sull’iniziale H del nome, che in realtà è la lettera N in russo”. Sempre il detective di fama mondiale insomma, quello che non avevano previsto. Se sul treno ci fosse stata la coppia di carabinieri Abelardi e Burrocani sarebbe sicuramente arrivata alla stessa soluzione. Certo.
Mah… sarà che la scrittrice è la mia preferita in assoluto ma non sono d’accordo con te Vincenzo. Il romanzo è un capolavoro, è non puoi assolutamente paragonare i metodi investigativi di adesso con quelli di 60 anni fa. Adesso accedi ad una banca dati e tutto è visibile eccetera ma a quei tempi…. chi sapeva il passato di chi? Si può essere snob con tanti autori, non con la Christie. La sua ricerca nel dettaglio, il risvolto psicologico e umano dei suoi personaggi, sono magistrali. È chiaro, si tratta di romanzi, non scrive saggistica. Ma io ho letto tutti i suoi libri e credimi che di scrittrici come lei ce ne sono davvero poche. Dall’inizio alla fine di un libro nulla è scritto senza motivo, tutto torna e quando lo rileggi non puoi non dire: cavolo avevo tutti gli indizi per scoprire l’assassino!
Chiaramente, questo è il mio pensiero, è ognuno è giusto abbia anche gusti diversi! Ciao!!!
Il paragone con un eventuale omicidio di Amanda Knox non ha senso. Tutti abbiamo visto e rivisto la sua faccia in tv, sui giornali di 2 continenti e sul documentario di Netflix. Dunque, se anche dovesse usare uno pseudonimo potremmo riconoscerla e fare una ricerca su social network ecc per indagare i legami degli indiziati con Meredith.
Nel 1930, non era così scontato che la polizia iugoslava, a cui sarebbe stato affidato il caso, avrebbe riconosciuto il volto di un gangster italo americano giunto in Europa sotto pseudonimo. Tra i mille volti che apparivano sui giornali in bianco e nero, sarebbe stato difficile dire dell’ucciso “ah sì, è proprio quel tizio che ha rapito e ucciso quella bambina in America tot tempo fa”. Mancando questa premessa, sarebbero venuti meno i legami tra la vittima e una tizia amica della nonna della vittima della vittima, per dire.