In questo nuovo capitolo del romanzo della Vate Ornella “Il Segreto di Patrizia” viene inserito un nuovo misterioso personaggio. Settimana prossima posterò un riassuntone riepilogativo!
Per il capitolo 22 Clicca QUI.
In questo nuovo capitolo del romanzo della Vate Ornella “Il Segreto di Patrizia” viene inserito un nuovo misterioso personaggio. Settimana prossima posterò un riassuntone riepilogativo!
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Metterà il guttalax nella torta
Piu’ sgrammaticata del solito questa volta… la vate perde i colpi ma li ritrova tutti Patrizia di rosso indumentata!
E’ chiaro che ha scritto questo capitolo di getto 5 minuti prima di doverlo consegnare.
* “il foglio che esce dalla cassa” fa coppia con l'”abito da bagno” dell’altro capitolo. Scrivere “scontrino” e “accappatoio” era troppo banale.
* “la cassa era tipica dei negozi[,] con i pulsanti e il cassetto con dentro i soldi” meglio essere precisi, non si sa mai che qualcuno la immagina con air bag e sportello per l’ammorbidente.
* “Intanto Patrizia comprende che Agata non merita tutta quella gioia” Ma che sorella meschina!
* “prova a chiamare don luca ma non risponde al telefono” Secondo me appena ha visto da chi proveniva la chiamata ha gettato il telefono dal campanile.
* “devo parlare con don Luca” “è molto occupato adesso” Possiamo immaginare cosa sia successo tra la chiamata e l’arrivo in chiesa: “se arriva una donna di rosso vestita digli che sono impegnato!”
* “ristorante delle bontà”, “pasticceria delle cerimonie” Il classico stile ornelliano che tutti amano.
Ah ma come diavolo si può chiamare quel foglio che esce dalle casse dei negozi? Qualcuno dovrebbe pensare ad un termine, una sola semplice parola per identificare quell’oggetto così comune…
ma non si può con una singola parola è impossibile..
al massimo possiamo chiamarlo la pagina delle pagazioni.
Non lo so….ho solo voglia di bestemmiare a questo punto
anche io ripetetti la prima elementare ?
A “dici pure a me” ho spruzzato dell’alcol sul monitor e gli ho dato fuoco!
Dunque: Verbo della settimana: “RIPETETTE” già questo meriterebbe una standing ovation, ma stavolta siamo andati anche oltre.
Ma andiamo per gradi: Chi non vorrebbe andare al ristorante delle bontà?? Mentre a quello delle schifezze di sicuro nessuno no? Lapalissiano.
Non sappiamo che il “foglio che esce dalla cassa! è lo scontrino? probabilmente no.
Anche questa volta, come per il “bagno in piazza, mancando una virgola stavolta abbiamo un negozio con i pulsanti e il cassetto con dentro i soldi.
Fantastica la suora volontaria : a parte la monaca di Monza non conosco suore coatte.
fantastico anche come la suora si rivolge alla rosso paludata “adesso dici a me cosa ti serve!”
immancabile l’inchino di saluto; un must
bello sapere che nel paese c’è anche una pasticceria delle cerimonie…..
Soliti verbi alla carogna e quindi niente di nuovo sotto il sole….
probabilmente, e qui colpo di scena, ho scoperto il segreto di Patrizia:
Riesce a fornicare solo con uomini impegnati!!!
https://it.bab.la/coniugazione/italiano/ripetere
Anche se suona come una strombazzata di clacson al semaforo appena acceso il verde; la coniugazione del verbo ripetere al passato remoto accetta tale forma…
Se vuoi vedere suore coatte oltre alla Monaca di Monza, consiglio la visione di “Interno di un convento” di Borowczyk. Oltre alle suore monacate a forza, vedrai anche un bel po’ di tette.
conosco il film…. ho letto anche De Sade.. ma la monaca da F1 è la più famosa
Niente, io e una collega abbiamo snobbato la pausa caffè pur di leggere subito questo nuovo avvincente capitolo. Al “ripetette” (già sfiancate dai due “dici a me”), la fragorosa risata che ci è uscita ha incuriosito i colleghi fino a 3 uffici di distanza.
P.S. Però lo dicevano anche i latini, no? Ripetette iuvant.
Voce del verbo ripetetere
Mi dicono che “ripetette” esiste. Ora la domanda è: ero ignorante anche prima, o a furia di leggere queste ornellate sto regredendo allo stato di scimmia illetterata? Sigh…
Sì, è vero…esiste! Onestamente non lo sapevo neanch’io, l’ho dovuto cercare su Google. Sarà caduto in disuso ormai da secoli, ma Ornella è laureata al classico e ha voluto fare la splendida.
Oh ma siamo già al capitolo 21, come vola il tempo tra uno strafalcione grammaticale e una frase incomprensibile!
Solo uno stupido capitolo filler.
A parte riconfermare che Don Abbondio s’è dato alla macchia; che Patrizia s’è rimessa gli stessi abiti rossi senza lavarli e che la Vate ancora fa a botte con la grammatica, non c’è altro
Ornella, se stai leggendo, meriti complimenti (e niente critike): so che ora ti stai facendo delle grasse risate nel leggere i commenti esterrefatti dei lettori del blog.
Hai vinto.
O, alternativamente:
so che ora ti stai facendo
punto
Non è che scrivere sia obbligatorio, eh.
Qua si raggiungono le vette piu’ alte della letteratuta mondiale.
Allora, iniziamo:
0) tralasciamo gli errori sui tempi verbali, sui pronomi, sulla punteggiatura … ho una vita la’ fuori e non vorrei perdere 3 ore per elencarli tutti.
1) “il ristorante delle bonta'” suggerisce che nel mondo di Ornella esistano anche i “ristoranti con cibi dal sapore di merda”.
2) “il foglio che esce dalla cassa”, meraviglioso giro di parole per dire “lo scontrino”.
3) Non mi e’ chiaro perche’ Ornella senta il bisogno di descrivere al suo pubblico il registratore di cassa del negozio. Forse pensa (a ragione?) che il suo pubblico non sappia che vi sono pulsanti e che dentro si custodiscono i soldi?
4) Esce una suora volontaria. Ah, ci sono anche le suore non volontarie? Che e’, un nuovo tipo di servizio di leva per sole donne?
5) Le 2 donne si salutano con un inchino … benvenuti nel XVI secolo!
6) “La pasticceria delle cerimonie”: “Buongiorno, vorrei un babba’!” – “Per che cerimonia le serve?” – “No, niente, vorrei mangiarlo qua” – “Se ne vada, noi facciamo solo dolci per cerimonie!”
Capitolo, oserei dire, particolarmente croccante
Abbiamo un ristorante delle bontà, una pasticceria delle cerimonie e un negozio con i pulsanti (che naturalmente ha una cassa tipica).
Patrizia comprende che Agata non merita tutta quella gioia, probabilmente ha questa illuminazione mentre osserva la gioia di Guglielmo colare dal soffitto di casa dopo il loro incontro.
Don Luca continua ad evitare Patrizia, almeno un personaggio sano di mente c’è ancora. Manda pure in avanscoperta una suora che non si capisce se sia straniera o analfabeta o entrambe le cose ma sicuramente non capirà nulla di quello che dirà Patrizia. Patrizia, in ogni caso, dice frasi talmente senza senso che è inutile cercare di capire qualcosa, quindi tutto a posto.
Patrizia capisce cosa fare pensando alla torta di nozze della sorella: è probabile che sostituirà le statuine degli sposi e al loro posto metterà una donna vestita di rosso inginocchiata di fronte a un Guglielmino con i pantaloni sbottonati, giusto per inviare un sottile messaggio ad Agata. La glassa sarà sostituita da gioia di Guglielmo, che di quella ce n’è in abbondanza.
Ahahahahahah! L’idea del cake topper è stupenda
Croccante? Croccante? Tu leggi lo Sgargabonzi, dillo.
(chi non lo conoscesse, inizi pure a leggere da “Viva la figa”: un pezzo da antologia)
Sarò sincero, non conoscevo lo Sgargabonzi ma con un titolo come “Viva la figa” mi sento quasi costretto a farne la conoscenza. “Croccante” non è farina del mio sacco ma l’ho preso in prestito da un amico che lo utilizza nelle situazioni più scabrose, ora dovrò indagare se lui conosce lo Sgargabonzi
“il foglio che esce dalla cassa”? Ma veramente? Ornella, ma vattene a fanculo! Dovrei fermarmi qui, allo sdegno totale per lo sproloquio sul valore affettivo di un registratore di cassa uguale ad altri mille, per una misteriosa collana con un cristallo, una suora che parla in dialetto e la versione povera del boss delle torte… Ma sto ancora ridendo per l’ambivalenza (del tutto involontaria, ovviamente) della frase “AGATA NON MERITA TUTTA QUELLA GIOIA”
Ecco cosa sono riuscito a carpire dalla raccapricciante lettura del capitolo odierno:
– Le casse che emettono scontrini sono tipiche dei negozi coi pulsanti.
– Agata ha lo stesso problema di Mr. Krabs di SpongeBob.
– Patrizia vuole le abbondanti eiaculazioni di Guglielmo tutte per sé.
– Don Luca è irreperibile, poiché impegnato in un festino hard sul suo battello.
– Patrizia progetta di irrompere al matrimonio nascondendosi dentro la torta nuziale.
Abbiamo trovato un foglio che pensiamo possa riferirsi al piano di Patrizia:
https://thumbs.dreamstime.com/z/saltare-biondo-sexy-della-donna-della-torta-di-compleanno-22597107.jpg
È evidente che è lei, la donna raffigurata: ha i capelli!
In questo capitolo credo che la Vate sia riuscita a superare l’insuperabilità dell’insuperabile! In questo episodio scopriamo che nell’universo di Patrizia:
– C’è un solo ristorante in cui si mangia bene.
– “Scontrino” e “ricevuta” sono termini che non sono ancora entrati nel lessico comune.
– I negozi potrebbero non avere delle normali casse ma forse scatole di cartone con scontrini… cioè, volevo dire, fogli che escono da scrivere a mano.
– Il fatto che una donna sia indipendente e si guadagni da sé di che vivere, è un problema.
– Intanto Patrizia comprende che persino darle della troia è un complimento.
– Esistono ancora donne che sono divenute suore per costrizione.
– La suora volontaria(?) è meridionale.
– “Giovanni non può incontrarti adesso, dì pure a me cosa vuoi” – “Voglio parlare con Giovanni”.
– C’è una sola pasticceria che cucina torte per i matrimoni.
Se questa è davvero una storia vera, voglio sapere dove abita Patrizia per tirarla sotto con la macchina magari insieme a quell’altro scarto umano che risponde al nome di “Guglielmo” >.>
Ti sei dimenticata i negozi che hanno i pulsanti e il cassetto con dentro i soldi e le chiavi del deposito (a questo punto, visto l’attaccamento di Agata al denaro ventilato da Ornella, deve essere non il retrobottega come pensavamo noi, ma il deposito di zio Peperone!)
Eh no…adesso basta, vabbè che voi i commenti li moderate, ma io sto per bestemmiare come un turco!
Il foglio che esce dalla cassa, la suora volontaria, ripetette, la sorella affezionata alla cassa tipica dei negozi coi pulsanti (i negozi hanno i pulsanti), il cassetto con dentro i soldi e la chiave del deposito (non sarà il medesimo cassetto del cazzo?). Non parliamo del ristorante delle bontà perché sono merdate a cui sono già abituato: concludiamo con sgrammaticatura cavalcante sempre peggiore e addirittura un testo che pare digitato di fretta da un telefonino (alcune parole iniziano con 2 maiuscole).
Oltre a dei pompini non succede mai niente, la forma fa cagare…ma chi è sta povera mentecatta? Vogliamo pubblicarne il nome ed esporla al pubblico ludibrio? e che cazzo!
Anche nei porno, a parte i pompini, non succede quasi niente, eppure la gente li guarda. Date al pubblico ciò che il pubblico vuole!
Ma nel porno, quel poco che succede è di facile comprensione.
standing ovation—
certo però che col tuo nick, fare proprio quella metafora..
Federico il nome della vate è noto Ornella…
Fantastico il prete che le prova tutte per evitare Patrizia, manda anche una suora “volontaria” che si è offerta per scacciare il puttanone.
Il ristorante delle bontà e la pasticceria delle cerimonie poi sono state la ciliegina sulla torta delle merde che è questa roba, senza contare la minuziosa descrizione della cassa della vita di Agata, tutta questa manfrina per dire che Agata ci tiene ai suoi soldi.
Povera Agata, conoscendo le pancine non riuscirà mai a sposarsi, anzi finirà che la zoccola della sorella, che le ha rubato il moroso, non solo avrà lieto fine, ma passerà lei per quella buona.
In tipico stile pancino, come in Timidamente amore.
“Già dal titolo ho iniziato a sentirmi poco bene..”
Leggendo….
Il ristorante delle bontà, evabbè sempre meglio del ristorante dei piatti di merda, (se c’è uno ci deve essere anche l’altro eh..)
“da qui ho iniziato ad avere dolori al fegato”;
Sappiamo che la cassa di agata non emette scontrini.. ma fogli (di che dimensioni? a4 a3 a2?) con scritto su cosa? resterà un mistero..
Ma sappiamo che Agata ci tiene a sta benedetta cassa, che cosa strana per una negoziante.
Incredibilmente nella cassa di Agata c’è un cassetto in cui mettere i soldi, e ha udite udite dei pulsanti.. non si sa a cosa servano ma li ha..
E Agata ci tiene tanto a sta cassa così particolare, la coccola la vezzeggia, la bacia sensualmente, e le gira un pò il culo a chiudere il negozio per andare a pranzo e lasciarla da sola..
“qui sono iniziate le coliche…”
Patrizia rimette il vestito putrido, (da nessuna parte è stato scritto che Patrizia ha lavato quel maledetto vestito), si mette un fondo di bottiglia al collo, e decide di stalkerizzare Don Luca, il quale col cazzo che risponde alla sciroccata…
“battito cardiaco accellerato, dolori al braccio sinistro”
E lei che fa, ovviamente va a scassargli le palle di persona, ma qui troviamo una suora VOLONTARIA !?
Già dimenticavo Ornella è del 1200 per lei il terzo figlio va al clero..
Solito sproloquio e l’ennesimo negozio, la pasticceria delle cerimonie, se vuoi scofanarti due dolcetti così per sfizio li non entri, ti cacciano a calci in culo..
e OVVIAMENTE (altro che sicuramente) Agata ha ordinato da loro la torta del matrimonio, è la stracazzo di pasticceria delle cerimonie.., insomma o li o dal ferramenta delle delizie dolciarie.
E altrettanto ovviamente Patrizia le sputtana la torta..
Travaso di bile….
morte celebrale..
Applausi.
Io a metà ho smesso di leggere…sacramentando come una suora volontaria alla vista della donna di rosso indumentata.Poi però ho portato a termine la lettura sia come espiazone dei miei futuri peccati sia perchè altrimenti non avrei potuto godermi appieno i commenti. Comunque ho accusato il colpo e preso un Buscopan
Molto divertente, soprattutto la parte della pasticceria da cui ti cacciano a calci in culo
Quando bisogna riempire lo spazio con giri di parole inutili a Ornella non la batte nessuno! “il foglio che esce dalla cassa” , la descrizione della cassa, elementi fondamentali per comprendere lo svolgimento di questa trama.
Poca fantasia per i nomi, tra don Luca e la suora Lucia….insomma, mi aspettavo qualcosina di più.
Per fortuna esiste il ristorante delle bontà dove, tra un boccone e l altro, magari Guglielmo racconterà del bocchino fatto dalla donna vestita di rosso (nonostante il bagno il giorno prima continua ad indossare lo stesso vestito) seduti sopra una panchina (non quella fredda del metrò di Poster)
“dici pure a me” Ok…
dici pure a me…. Non ho nulla da aggiungere Vostro onore!!
Bellissimo il nuovo personaggio di Suor Lucia, ‘gnorante come una capra di fantozziana memoria: “Ragioniere batti?”, “Che fa mi da del tu ora?”, “No e’ congiuntivo, batti lei!”
Commovente il passaggio sul registratore di cassa, cosi centrale nella vita di Agata (graziearcazzo!).
Io spero sempre che tutto questo sia solo una grandissima presa per il culo.
Patrizia aveva capito già da un pó che Agata non meritava tutta quella gioia, era per questo che si prestava così di sovente a pigliarsene la sua bella parte.
La Patty gioca al dottore facendo la prova della spirometria a Guglielmo(in inglese William diminutivo Willy parola usata come nomignolo per il pene la vate nasconde simboli fallici)!
Patty devi soffiare non ispirare!
Il motivo è proprio quello che dici tu se svuota Willy niente gioia per Agata!
#maiunagioia
questa frase è cosi bella che un po mi disorienta
AAAAARGGH! I miei occhi! I miei strafottuti occhi!!!
La descrizione del registratore di cassa mi ha ricordato la scena di un film in cui Bombolo cerca di descrivere un tassametro.
Mi ha fatto tenerezza.
prossimamente
TENERAMENTE CASSA
Sir distruggere, pretendo un riassunto sgrammaticato però, sennò ci confondi!
Ok oltre alle altre straordinarie “gemme” così ben evidenziate dai colleghi commentatori, vorrei porre l’accento sul fatto che pure Agata è un trans, visto che Guglielmo GLI telefona.
UNA trans, scusa la pedanteria :-))
Faccio l’attivista lgbt da tastiera!
Ci voglio andare anch’io al ristorante delle bontà!
La sequenza dell’abbandono della cassa (una normale cassa da negozio descritta come se fosse una reliquia) da parte di Agata è struggente. Potrà mai amare veramente Guglielmo se prova quelle cose per la cassa?
La suora (Don Luca e Suor Lucia, anvedi nei nomi quanta fantasia!) viene salutata con un inchino, quindi forse non è una vera suora, ma un samurai sotto mentite spoglie assunto da don Luca per proteggersi da Patrizia, chissà?
Poi, quale miglior posto per acquistare una torta nuziale che la pasticceria delle cerimonie? Veramente antisgamo…
Sorvolo sui significati reconditi di gioia, perché ho una costola incrinata e pensare che qualcuno “non merita tutta quella gioia” mi crea un male cane dalle risate.
Bene bene, grazie Ornella, come sempre sei stata all’altezza nei tuoi deliri lisergici!
Anch’io sono abbastanza dolorante da quando ho letto “non merita tutta quella gioia”…praticamente Guglielmo è un idrante.
Le suore ninja
Ho riso tantissimo a leggere i commenti, non aggiungo altro. Una sola domanda: Patrizia e Prete non si sono detti un cazzo per 21 “capitoli” (anzi, Prete si è proprio dato alla macchia), quindi i consigli a cui fa riferimento sono quelli con cui lui le ha insegnato tutto sull’essere donna?
Begli insegnamenti!!! Visto che Patrizia la dà nei campi come il verderame e che rischia il mutismo perché non sta bene parlare con la bocca piena, mi viene il sospetto che don Luca in realtà sia un boss malavitoso tipo don Vito Corleone
A giudicare dalla serie apparentemente inutile di dettagli forniti, forse la cassa sarà un elemento centrale di quanto sta per accadere? O forse le sinapsi avvengono in modo del tutto randomatico nel cervello della vate? Lo scopriremo solo vivendo.
Meravigliosa la suora volontaria e illetterata: “dici a me”, che è una traslitterazione dalla forma più corretta “diciticcello vuie alla cumpagna vostra”… il che fa presumere che il concorso da suora volontaria lo ha vinto in un paese campano. Per il resto mi domando ad ogni lettura (ammetto che questo lo seguo a “spruzzi” e non con la stessa “suspanse” della storia precedente, perché a tutto c’è un limite e ormai la Vate(r) l’ha superato da tempo. In pratica faccio un po’ come il Don, cerco di evitare ma bazzicando sulla pagina inevitabilmente ogni tanto vengo colto dalla curiosità. E me ne pento subito.
Io quando scrivo normalmente: scontrino
Io quando devo raggiungere il minimo numero di parole richiesto in un saggio: il foglio che esce dalla cassa
al volo tra un aeroporto e l’latro:
il ristorante delle bontà, i negozi con i pulsanti, la pasticceria delle cerimonie…. la Vate è sempre peggio.
l’unica cosa che ho capito è che Agata non merita di essere innaffiata di gioia da Guglielmo, e che esistono suore volontarie: credo si chiami “vocazione”, ma non diciamolo alla Vate.
Suora Volontaria………… mmmmmmmm……. recentemente sono stata in missione con il mio nucleo.. ma suore volontarie mai viste.. si tratta forse di un nuovo dipartimento creato da Don Luca per fuggire dinanzi alle richieste della donna in rosso? Hanno il corso di motopompe e motoseghe? Praticano il massaggio cardiaco? … imbarazzante… ed io che mi ostino ancora ad attendere il giovedì per leggere l’ennesima minkiata della nostra Orny!
La strada delle verità, il negozio delle cose belle, il ristorante delle bontà, il posto dove brilla il sole e si sentono melodie, la pasticceria delle cerimonie,….VOGLIAMO DARE UN NOME SERIO AI LUOGHI DI QUESTA NARRAZIONE DI MERDA?????
Consumi chissà quale droga (o ti fai delle enorme pippe mentali) per ideare posti assurdi, storie prive di senso e puttane scambiste e molto libertine con doni celestiali..e ti stanchi a pensare a qualche misero nome per i tuoi luoghi????