In passato ho espresso la mia opinione in merito al “parto in casa” e a questo, per me, immotivato ritorno al periodo della casa nella prateria. Vengo quindi (sempre) tacciato di ignoranza non essendo io un ostetrico o un medico, dalle sostenitrici della pratica, quindi raccolgo e taccio. Io non dovrei poter avere la libertà di dire che è più sicuro, per me, partorire in ospedale che in salotto o, peggio, in una tenda in un bosco. Ma tant’è. Maledetto saccente razionalista che non sono altro.
Leggo su Repubblica che a Cagliari è morta di setticemia una donna dopo aver partorito in casa. Anche se persone che mi dicono essere informate sui fatti negano che la causa della morte sia riconducibile a tale pratica. Io mi limito, quindi, a citare l’articolo del giornale nazionale.
Sarà compito dei medici stabilire se la causa della morte è legata al parto in casa: una pratica che la donna sosteneva con convinzione e per cui aveva partecipato anche a degli incontri organizzati…
Sempre Repubblica ci dice che c’è chi addita questo gruppo, di cui faceva parte la signora, come una setta, con riti dal richiamo ancestrale dedicati alla figura della madre e al grembo materno.
Gruppi che si riuniscono in una tenda, così, come in epoca primordiale, avrebbero fatto le loro antenate. Quando non c’era l’elettricità e i comfort dell’era moderna.
Trovo un senso logico in tutto questo, infatti, se ci andassimo a leggere i dati demografici della metà del ‘700, magari a Como, nel quartiere di Alessandro Volta (il signore che inventò il primo generatore elettrico e che noi stampammo sopra alle 10.000 lire), scopriremmo che l’età della vita media era di 30 anni, che si moriva di parto, che si moriva di appendicite, che si moriva di vaiolo e che le donne, se mai fossero andate a parlare di poteri magici in una tenda, sarebbero finite al rogo. Magari quest’ultima cosa no, ma ci stiamo rapportando al ‘700, se volessimo considerare un passato ancora più remoto, l’età della vita media scenderebbe ai 18 anni.
Non ho nessuna intenzione di parlare della signora che è morta, non la conoscevo, né so nulla di lei più di quanto io non abbia appreso dai giornali. Anche perché le responsabilità sono al vaglio della magistratura, vedremo. Ma da adesso, se prima tacevo per ignoranza, per il primo che mi verrà a difendere un’altra stravaganza new age, ci sarà l’Addio.
Non è obbligatorio avere una conversazione con tutti e non voglio averla con tutti, quindi Addio.
Per “stravaganze new age” non ci si riferisce, ovviamente, al parto in casa. Visto che è una cosa che si fa dall’albore dei tempi e di new non ha proprio nulla.
Povera donna senza cultura ?o con la presunzione di saperne di più dei medici?
semplicemente la verità….il problema non è la paziente…ma chi la indirizza verso scelte “a rischio”…è un po come il medico che sconsiglia i vaccini…e qui mi fermo…
Ma basta! Offriamo scuole gratis, dottori gratis, ospedali gratis… e checcavolo se non ci arrivi non ci arrivi: sono scelte che vengono fatte da persone maggiorenni e Le dirò di più: secondo me vanno anche rispettate. Ci penserà la selezione naturale a correggere il tiro.
Comunque, tanto per darti un parametro , anche se non contiamo Giovanna Bonanno (1789) e le altre europee fino alla fine del XVIII secolo, le ultime “streghe” sono state ammazzate in Italia dai paesani non più di una cinquantina di anni fa. E questo ci fa capire molto del mondo ignorante, oscurato più e prima che oscurantista, laidamente supestizioso che tu descrivi .
Il problema non è che vi sia uno sparuto gruppo di “sostenitrici della pratica” e che queste seguano chissà quale setta anonima e clandestina.
Infatti nonostante la pratica sia sconsigliata dalla Società italiana di neonatologia, regioni ( mica sette segrete ) come Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Lazio e Trentino Alto Adige, rimborsano persino il costo dell’ostetrica se ti levi dalle scatole e partorisci in casa e questo perché vi è un risparmio notevole per il servizio sanitario rispetto alla normale ospedalizzazione.
Impossibile commentare una notizia del genere. Tutto sommato mi dispiace per la persona, poiché l’ignoranza in certe circostanze aggredisce più forte di quanto ci si possa difendere. Io sono per la scienza, quella che a volte sbaglia pure. Sono per la democrazia, ma per certe questioni mi accorgo che lascia aperte porte che dovrebbero esserlo solo per chi ha la chiave giusta. Impossibile difendere una cosa del genere e chi ci prova dovrebbe solo vergognarsi. Abituato a divertirmi leggendo i tuoi post, questo lo trovo tragico e per nulla divertente, ma riflette quanta idolatria, superstizione e credi incredibili siano ancora vivi dai tempi del medio evo. Signor Distruggere continua la tua opera divulgativa, poiché forse, nemmeno volendo, riesci a salvare qualcuno.
Sono rimasto basito per una ventina di minuti buoni… E la cosa mi spaventa… Noi ridiamo e scherziamo ma la gente è disperata. E’ alla disperata ricerca di una identità. Cerca di aggrapparsi a qualcosa che dia un senso alla routine. Io stesso delle volte sento che qualcosa manca, non mi manca nulla in realtà (oltre ad uno smisurato conto in banca), però sento che se ci fosse effettivamente qualcosa dietro il velo della realtà sai appagato dalla scoperta. Non siamo capaci di accontentarci delle nostre vite, gradi o piccole che siano.
Una delle grandi conquiste delle donne è stata partorire finalmente in ospedale dove è presente una sala di rianimazione e neonatologia perché il parto non è una passeggiata e di parto possono morire mamma e figlio. Ospedale non è clinica ma proprio ospedale perché le cure che si possono avere in ospedale non sono praticabili in nessuna altra struttura e tutelano la salute di mamma e figlio. I racconti terrorizzanti di ostetriche pazze e medici incompetenti rappresentano di fatto una piccola percentuale rispetto all’immensità delle vite sane e salve. Mai rinunciare a una conquista così grande che nel tempo è costata la vita a migliaia di donne e di bambini. Andate a partorire in ospedale perché il pronto soccorso ginecologico funziona benissimo.
beh oddio la storia di Semmelweis ci narra che forse partorire in ospedale non è stata tutta questa conquista, almeno agli inizi
La cosa che mi ha stupito di piú é la totale, fredda, inamovibile assenza di una qualunque empatia o di incredulitá nel leggere questa notizia. Niente. Come se di parto fosse morto un personaggio secondario in un libro di una delle sorelle Brontë. Tra 5 minuti sará poco piú che un vago ricordo. Stasera polpette.
Comunque io mi sono sempre chiesta perché la gazzella e la leonessa si rialzano subito dopo il parto (e si mangiano la placenta per fortuna noi abbiamo gli integratori, ma come ben sai qualcuna va al risparmio), mentre le donne hanno bisogno di un periodo lungo di convalescenza (alcune lesioni ci possone mettere anche 40 giorni a rimarginarsi). Mi venne in aiuto Alberto Angela con una sua trasmissione: in pratica il parto è fisiologicamente più difficoltoso a causa di due fattori: la testa grande del bambino e la posizione eretta della mamma.
Vabbè, i puledri si alzano sulle zampe dopo tre minuti dalla nascita, i bambini dopo tre mesi stanno ancora là che se non gli tieni la testa gli si spezza il collo.
Certi paragoni non hanno moltissimo senso.
Infatti quello che dici tu, insieme a quello che ho scritto, sono l’altra faccia della medaglia dell’evoluzione. In pratica la razza umana sviluppa molto in ritardo le capacità fisiche perché ha prediletto quelle mentali. Per questo, il cavallino si alza subito e il bambino ci mette un anno. E per questo siamo una delle specie dove le cure parentali sono le più lunghe…anche se alcuni genitori tendono al morboso in questo, vedi allattamento fino all’età puberale. Comunque per una questione evolutiva siamo una specie dove puerpera e prole sono molto più fragili, ma grazie a questa evoluzione abbiamo le strutture per proteggerli. Saluti.
Quando ho partorito (guarda un po’, a Como) arrivó una donna, al terzo figlio, che per aver sopravvalutato le proprie condizioni e le proprie presunte “capacitá di madre” (tipo “sono alla terza gravidanza, vuoi che non capisca se va tutto bene o se bisogna correre in ospedale?”) rischió di perdere la bambina: arrivó in ospedale quando ormai era quasi completamente dilatata, era convinta di arrivare in tempo in sala parto ed invece la portarono direttamente dalla sala visite in sala operatoria per un cesareo d’urgenza, poiché la piccola si presentava di sedere.
La mamma superesperta alla terza gravidanza non s’era accorta che la bambina si era girata, dall’ultima visita.
Il pensiero di mettermi nei suoi panni mi mise una fifa addosso che non ve la sto a spiegare, quello di mettermi nei panni della donna che ha partorito in casa alla speraindio non lo voglio nemmeno prendere in considerazione, o mi cago in mano.
E scusate il francesismo.
P. S.
Per inciso, nella diocesi di Como le ultime streghe, ben 35 in un solo processo, son state bruciate nel 1672: l’Inquisizione dei frati dominicani duró quasi cinque secoli, insieme alla Repubblica Veneta fummo la zona d’Italia maggiormente perseguita.
Invece conosco donne rimandate a casa due o tre volte dall’ospedale perché si erano presentate troppo presto. Ogni gravidanza è a parte, e inoltre nei corsi preparto spiegano di presentarsi in ospedale solo dopo tot accadimenti (che nel caso del terzo parto possono anche verificarsi in successione più veloce del previsto).
questa donna è morta dopo giorni dal parto, quindi sarebbe potuta anche morire tornata a casa dopo aver partorito in ospedale. si dice qualcosa se la morte fosse causata direttamente dall aver partorito in casa?
qui non si tratta di una emorragia post-parto o una rottura uterina e una morte causata da un ritardo nel larrivare in sala operatoria. Per quanto si deduce dall articolo la ragione della morte di questa donna è ancora da accertare.
E se fosse per esempio una morte causata da un tromboembolismo? probabilmente non sarebbe stata prevenibile nemmeno in ospedale.
Mi sembra che si sia strumentalizzata una tragedia per sparare sul parto in casa, appellandosi alla scienza.
Parlando di evidenze scientifiche, In Inghiterra e Olanda il parto in casa è la via di partorire raccomandata quando si tratti di gravidanze a basso rischio e con precedenti parti naturali.
Ho letto nei commenti che questa persona si sarebbe affidata a non professioniste ma dove lo avete letto? è almeno vero?
Chiara Santini, mia moglie e sua madre sono andate molto vicino alla morte col parto in casa, vda a vedere le statistiche prima di difendere una moda PERICOLOSA:
Io vivo in Inghilterra da 7 anni. In Inghilterra NON si partorisce in casa.
Signor Distruggere, Vincenzo Maisto, mi meraviglio di te!
Se davvero vuoi affrontare l’argomento, e data la tua popolarità, avresti dovuto partire da un’altra prospettiva.
SEI DI SALERNO.
Sai quanti reparti ostetricia hanno chiuso negli ultimi anni?
Conosci la distanza da Roccadaspide a Battipaglia?
E da Prignano Cilento a Battipaglia?
E soprattutto, conosci le scarsissime condizioni igieniche del San Leonardo reparto maternità?
Sai quanti clientelismi deve fare una donna in cinta per partorire nei reparti affollati?
Distruggere, suvvia! Un Salernitano come te evidentemente non conosce il problema nella sua interezza.
Sta volta, modestamente, hai toppato.
Maria Anna cara, io so solo che mia nonna nel ’43 violò il coprifuoco e si fece tre ore di viaggio su un carro bestiame per poter partorire in ospedale. E non erano tempi bellissimi, all’epoca. Io comunque ho espresso la mia opinione, credo che la Costituzione me lo consenta ancora.
Mia nonna, classe 1942. Parliamo della Reggio Calabria degli anni 50/60 del ‘900. Paesino di montagna, mia nonna ricorda ancora di una certa “ostetrica” (forse più una balia o comunque una donna con esperienza) che passava di casa in casa e aiutava le donne: partorivano in casa, per terra. Quando dico per terra, dico per terra. Le case di certi paesi o direi villaggi erano povere costruzioni di povere famiglie e il pavimento non c’era. Persino in un contesto del genere, mi racconta di una sorella, rimasta incinta tra l’altro fuori dal matrimonio, che è stata accompagnata all’ospedale più vicino dal medico del paese. Ed era una famiglia poverissima, con 10 figli. Si moriva di fame come nel terzo mondo o per patologie ora trattate senza problemi. Persino in quel momento storico, non così lontano dai nostri giorni, nella povertà assoluta e se vogliamo dirlo con i canoni dell’epoca, con la vergogna (mi riferisco al fatto che la sorella di mia nonna non fosse sposata), l’hanno fatta partorire in un ospedale. Facciamoci delle legittime domande.
L’altro giorno ho fatto leggere quest’articolo a mia madre settantenne. Il suo commento è stato: “Ci sono ancora donne che partoriscono in casa? Queste sono incoscienti”!
A me questo fatto sembra essere estremamente positivo. Anzi, mi sento pure in dovere di SOSTENERE le donne che volessero partorire in casa. In questo modo si abbassa l’etá media e si rende piu’ sostenibile il paese Italia, con un pensionato in meno da mantenere. Anche l’INPS ringrazia.
Io parlo da figlia di ostetrica, impiegata in ospedale e fuori, che fa parti in casa da 35 anni. Io stessa sono nata in casa.
Il problema non è assolutamente il parto in casa, ma le condizioni e la presunzione di coloro che vogliono praticarlo.
Una professionista, per acconsentire a un parto i casa, richiede determinate condizioni, le quali includono una serie interminabile di visite ed esami per assicurarsi della sanità della madre e del bambino, un luogo ADATTO (quindi che abbia un’ospedale di riferimento, per di più allertato al momento opportuno, e che sia facilmente raggiungibile in caso di urgenza) e dei macchinari d’urgenza,tra cui bombole d’ossigeno.
Se queste condizioni vengono soddisfatte il parto in casa è assolutamente fattibile. Tant’è che delle ormai centinaia di pazienti che ha avuto mia madre, nemmeno una rimpiange anche solo lontanamente la cosa. Sono tutte sane e felici, con bambini sani e felici e spesso scelgono di ripetere l’esperienza. Perché l’ospedale sarà forse più sicuro, ma un ambiente familiare è estremamente favorevole in questo genere di situazioni (come lo è in malattia). Inoltre a casa hai una ostetrica SOLO per te, mentre in ospedale spesso un paio di ostetriche si trovano a dover seguire 3 o più parti in contemporanea.
Ovviamente il parto rimane tale anche oggi. Malauguratamente a volte è inutile cercare la colpa nei medici, al di là di tutti i progressi, anche se in infima percentuale, è ancora possibile morire di parto.
Ad ogni modo il problema sono le persone che, solo perché hanno partorito o hanno amiche che si credono esperte di parto, hanno la presunzione di sapere come funziona il parto. Convinte che sia una cosa senza rischi e del tutto quotidiana, non si preccupano di misure precauzionali e adeguati controlli.
Più di una volta mia madre ha rifiutato di seguire signore OTTUSE che nonostante patologie o luoghi inadatti (case di montagna inaccessibili da mezzi a ruote, rifiutando di spostarsi in luoghi più adeguati per il semplice fatto che “là faceva più figo”) volevano a tutti i costi partorire in casa. Alcune di loro l’hanno fatto ugualmente con la presenza di un’amica. Personalmente ritengo sia un miracolo che siano ancora vive e vegete, perchè le incognite di un parto sono molto più di quelle che potete pensare, ma ciò non definisce il parto a casa come “pratica pericolosa”, ciò dimostra che le mamme pancine proliferano e si danno man forte e che le uniche colpevoli dei loro mali sono loro stesse.
Non conosco i particolari di questa signora, potrebbe essere successo qualsiasi cosa, ma se davvero ha rispettato tutte le regole di sicurezza che ho elencato, allora dubito che in ospedale questo tragico evento sarebbe potuto essere evitato.
Mi è capitato di vedere un video molto bello, di un parto in acqua fatto in casa.
Fatto in casa, sì, ma con personale addestrato e attrezzature idonee, e non alla spero in dio
Se andate a cercare su pubmed(una delle banche dati internazionali più importanti in medicina) troverete decine e decine di studi che hanno comparato in una GRAVIDANZA FISIOLOGICA E A TERMINE il rischio di mortalità tra il parto in casa e il parto in ospedale e il risultato è che la percentuale di rischio è LA STESSA IN CASA E IN OSPEDALE. In realtà NON SI PARTORISCE COME UNA VOLTA in casa poiche ci si affida a delle ostetriche libere professioniste che offrono questo servizio prima di tutto, servizio offerto dal snn in alcune regioni. In secondo luogo la donna e il neonato devono rispettare certi criteri per poter essere ammesse al parto in casa, criteri sanciti a livello nazionale e internazionale(età della donna, peso del neonato, gravidanza fisiologica cioè senza complicanze ne dà parte delle donna ne dà parte del neonato durante la gestazione, che la gravidanza non sia oltre le 42 settimane e che la donna non abiti a più di mezzora dall’ospedale più vicino). In terzo luogo un ambulanza è sempre preallertata per qualsiasi evenienza che richieda il trasporto in ospedale. Se la donna è A PROPRIO AGIO(e ogni donna è diversa) nel luogo dove partorisce, questo facilita la produzione di ossitocina che è l’ormone necessario per le contrazioni e la dilatazione della cervice uterina. Inoltre il ricovero in ospedale costa al ssn (e quindi al cittadino) circa 700/800 euro al giorno per cui c’è anche un risparmio economico sempre documentato da evidenze scientifiche internazionali.
Buongiorno! Premessa: Sono mamma di 4 (sì, avete letto bene, quattro) bambini, tutti nati in ospedale. Nella nostra zona sta diventando pratica comune il parto in casa, cosa che, al pari di Te, Distruggere, non comprendo, né tantomeno condivido, se non si fosse capito. Ad aprile 2011 nasce la mia prima figlia, a giugno, in un ospedale vicino muore per embolia gassosa post cesareo una nostra amica. Se l’anno seguente non fossimo stati in ospedale il mio secondo figlio ora non sarebbe qui. Ma se già partorire in ospedale è rischioso, perché mai ci deve passare per la testa di aumentare il rischio? Mah…